Aveva capito bene quello che la Signora gli stava
raccontando ma faceva fatica a crederci.
“Le ripeto che è cosi, mio figlio giocava in
giardino scavando delle buche ed a un certo punto
abbiamo trovato un’auto sportiva gialla sotto 30 cm
di terra, coperta con un telo!” Ripeteva la signora,
aggiungendo: “l’ho trovata nel mio giardino quindi
me la posso tenere vero?”
Un’auto sportiva gialla sotterrata? A Belcastro?
Continuava a non crederci.
“Devo vederla!” disse Catricalà, facendosi
accompagnare sul luogo del “miracolo”.
Era tutto vero, in un giardino che sarà stato 110 m²,
da un scavo spuntava mezzo muso di un auto, non
semplicemente una sportiva, ma l’auto sportiva per
eccellenza: Sua maestà la Ferrari. Per l’esattezza
una Ferrari 250 GTO, prodotta dal 1962 al 1964 in
soli 36 esemplari.
“Non
è possibile!!!” continuava a ripetere.
Disse agli operai di continuare a scavare per
liberare l’auto con molta attenzione perché era un
macchina preziosissima, ma cominciò ad avere un
brutto presentimento. Normalmente quando un’auto
veniva sotterrata era perché insieme all’auto ci
finiva dentro anche il proprietario, quindi seguiva
i lavori con apprensione. Quando finalmente fu
liberato un finestrino laterale, grazie alla torcia
dello smartphone riuscì ad illuminare l’interno e
vide, fortunatamente, che non c’era nessuno. Ma
questo aumentava ancora di più il mistero. Se ci
fosse stato un cadavere allora la cosa aveva un
“senso”, se così si può dire. Invece tutto questo,
un “senso” non ce l’aveva.
Perché sotterrare una splendida Ferrari 250 GTO? Chi
è stato il pazzo a fare un simile sacrilegio?
Nel frattempo arrivarono i carabinieri, il
Maresciallo Rapisarda si avvicinò a Catricalà
chiedendogli: è una Porsche? Catricalà, che amava le
Ferrari, avrebbe voluto infilargli due dita negli
occhi, ma si limito a dire: “Egidio, tu di auto non
ne hai mai capito una minchia!”
“Tanto non posso permettermele quindi perché
perderci dietro del tempo” rispose il Maresciallo.
“Ma ce l’avrai una passione nella vita?” Chiese
Catricalà – “Non si vive di solo pane” aggiunse. Era
in vena di luoghi comuni.
“Certo che ce l’ho!” Rispose quasi offeso: “Edwige
Fenech!” esclamò con voce rotta dalla commozione.
“Oooh, bene!” esclamò Catricalà, “E come reagiresti
se davanti a Edwige Fenech ti chiedessi: è Barbara
Bouchet?”
“Ti spaccherei un braccio, visto che scambi l’oro
con il rame!” Rispose irritato Rapisarda.
“Ecco! La stessa reazione che ho io se mi scambi una
Ferrari per una Porsche.”
Messo in chiaro le rispettive passioni decisero di
proseguire le indagini.
Fecero segno agli operai di proseguire gli scavi con
le continue raccomandazioni di Catricalà di fare
attenzione a non rovinare l’auto.
Completati i lavori per disseppellire l’auto,
Catricalà e i Carabinieri la ispezionarono e si
accorsero che era in ottimo stato di conservazione.
Chi l’aveva seppellita aveva preso tutte le
precauzioni per fare in modo che la terra e
l’umidità non danneggiassero l’auto. Addirittura,
nel cruscotto, ritrovarono anche i documenti di
circolazione, li controllarono e videro che era
intestata ad un certo Robert
Takes-it, noto imprenditore della zona.
A seguito di un controllo dei carabinieri fu
appurato che l’auto era stata rubata al sig.
Takes-it sei anni e
mezzo prima, quest’ultimo aveva sporto regolare
denuncia. Fu subito convocato in caserma per
comunicargli il ritrovamento della vettura.
Il Takes-it si dichiarò
contento del ritrovamento dell’auto ma vi rinunciava
perché era già stato risarcito dall’assicurazione
subito dopo il furto.
Strana storia, pensò Catricalà. Perché rubare un
auto come questa per poi seppellirla? Chiunque
l’avrebbe rivenduta guadagnandoci un bel po’ di
soldi. A meno che, per qualche oscuro motivo, il
ladro volesse rivendere in seguito la macchina,
questo spiegherebbe la cura con cui è stata
seppellita.
Supposizioni. Senza una prova concreta, un testimone
o altro la verità era ben lontana dall’esser
scoperta.
Possibile che qualcuno sotterra una macchina in un
giardino ben in vista e nessuno nota niente? Eppure
la casa è in paese, vicino ad altre case. Anche
facendolo di notte, questo lavoro ha bisogno di ore,
si fa per forza rumore, qualcuno deve aver visto o
sentito qualcosa.
Cosi Catricalà, con pazienza, cominciò a chiedere a
tutti i vicini di casa. La maggior parte disse di
non aver visto o sentito nulla, o perlomeno non
ricordavano visto che erano passati più di sei anni.
Aveva ormai perso le speranze quando parlando con la
badante del sig. Scozzafava, sentì quest’ultimo
ripetere dall’altra stanza: Macchina gialla!
Macchina gialla!
Il sig. Scozzafava era un ultraottantenne che,
rimasto vedovo, viveva da parecchi anni con una
badante. Sfortunatamente le badanti cambiavano
spesso perché Scozzafava era un noto rompicoglioni e
in poche riuscivano a sopportarlo per lunghi
periodi. Quindi sei anni prima la badante era
diversa. Però Scozzafava diceva di ricordare una
macchina gialla che veniva sotterrata di notte.
Disse pure che lo riferì il giorno dopo alla badante
di turno ma questa lo liquidò dicendogli che era
rimbambito. Catricalà gli disse di raccontare a lui
cosa vide quella notte, che lo avrebbe ascoltato
volentieri.
Ci aveva visto giusto, il Sig. Scozzafava era
tutt’altro che rimbambito, gli racconto quella notte
nei minimi particolare, nonostante fossero passati
più di sei anni. Grazie alle sue indicazioni capì
chi aveva sotterrato l’auto.
Catricalà raccontò tutto al maresciallo Rapisarda.
Quest’ultimo non era molto convinto, si trattava pur
sempre di una testimonianza di un ultraottantenne,
a detta di tutti anche un po’ rincoglionito.
Non restava che preparare una trappola.
Fecero spargere la voce che la macchina, ad un
attento esame, era risultata in pessime condizioni,
quasi tutta marcia e quindi andava rottamata. Fu
portata da uno sfascia carrozze con la
raccomandazione però di non toccarla, “per carità di
Dio” cosi esclamò Catricalà, e di lasciarla in un
punto visibile dall’esterno del recinto. Catricalà e
il maresciallo Rapisarda si nascosero non lontano
dalla Ferrari in attesa. Passò tuta la notte senza
che succedesse niente. Cosi anche le due notti
successive. Il maresciallo cominciava a stufarsi e
continuava a lamentarsi con Catricalà. La quarta
notte, l’ultima per il maresciallo - così precisò -,
verso le tre di notte videro un uomo che armeggiava
sul cancello riuscendo ad aprirlo poco dopo. Entrato
nello spiazzo con un carro attrezzi si posizionava
davanti alla Ferrari con l’intento di caricarla.
Appena cercò di agganciare l’auto Catricalà e il
maresciallo lo bloccarono. Come aveva intuito
Catricalà il malvivente era Robert
Takes-it, il vecchio
proprietario.
Portato in caserma confessò tutto. L’aveva
sotterrata perche in quel periodo era in
ristrettezze economiche, cosi pensava di incassare i
soldi dell’assicurazione simulando il furto, per poi
tirarla fuori quando il reato sarebbe caduto in
prescrizione. C’era quasi riuscito perché mancava
pochissimo alla prescrizione.
“Dobbiamo ringraziare un bambino se abbiamo
recuperato la Ferrari.” esclamò Catricalà.
“Lo ringrazierò anche io appena lo incontro sto
minchia di bambino!” rispose minaccioso Robert
Takes-it.
N.B.
La storia, i nomi e i personaggi
sono interamente INVENTATI!
18 ottobre 2022
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montalbano; maigret; simenon; un
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