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facebookLe inchieste di Pepè Catricalà

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Dirotta su Cuneo

Era parecchio che Catricalà non prendeva il postale*. Era dai tempi delle scuole superiori, purtroppo un bel po’ di anni addietro. Mentre lo aspettava alla fermata in via Oberdan davanti al panificio, circondato da studenti, fu assalito dal magone. Si rivedeva, lui giovane e spensierato, lì ad aspettare il postale con due quaderni in mano, mai portato di più. Ogni tanto, nell’attesa, sbucava un pallone e cosi si riempiva quel momento d’attesa con il passatempo più bello del mondo. Il viaggio durava una mezzoretta, si scherzava con gli amici, si parlava di calcio, di auto, di moto e contemporaneamente si dava uno sguardo d’intesa alla ragazza che ci piaceva, sperando di essere ricambiati.

Fu in quel momento che il postale arrivò, Catricalà si riprese dai pensieri in cui era sprofondato con malinconia, aspettò il suo turno e salì in “carrozza”. Cominciò ad osservare i passeggeri, per la maggior parte studenti, proprio come ai sui tempi, ma notò con disappunto che non parlavano e scherzavano tra di loro, erano tutti in un silenzio irreale, tutti con uno smartphone in mano, probabilmente su un social network. In pratica facevano su un telefonino quello che avrebbero potuto fare benissimo anche sul postale, se soltanto avessero alzato lo sguardo verso l’amico vicino. Non che fosse contrario alla tecnologia, anzi, Catricalà possedeva lo smartphone di ultimissima generazione, anche lui usava molto i social network, ma sapeva dosarli, sapeva quando era il momento di staccare.

Erano giunti a metà di via Lucio D’Orso, di fronte alle scuole elementari “Maria Celi”, quando un passeggero si alzò e si diresse verso l’autista, subito dopo il postale si fermò di colpo, Catricalà alzò gli occhi e vide un signore armato di pistola, puntata verso l’autista, con il volto coperto.

“State calmi e non vi succederà niente!!!” disse urlando l’uomo.

“Fate quello che vi diciamo e tornerete a casa sani e salvi” disse un’altra voce proveniente dai posti in fondo al postale.

Catricalà si girò e vide un altro uomo in piedi, armato, anche lui col volto coperto.

 “Il postale è dirottato!!!” urlarono i due all’unisono.

Arrivati al bivio poco più avanti della scuola l’uomo fece cenno all’autista di girare e imboccare la salita che portava verso Petronà, il paese vicino.

“Però io devo fare la corsa che va dalla parte opposta.” disse l’autista.

Ma l’uomo, incurante dell’avvertimento, gli puntò la pistola alla tempia e lo obbligò a proseguire.

Il postale cominciò a fare la salita, giunti in località gattareda** l’uomo fece cenno all’autista di fermarsi. Chiamò il complice e, indicando una casa, disse: “è quella, entra e portala giù, ma prima incappucciala”.

L’altro uomo, senza dire una parola, pistola in pugno scese ed entrò in casa. Trascorsero più o meno 15 minuti e l’uomo sbucò dalla porta con una donna sulle spalle.

“Perché la porti in spalla?” chiese il complice

“Perché con la sedia a rotelle non potevo scendere le scale.” Rispose.

“Sedia a rotelle? Ma chi hai preso?” chiese, togliendo il cappuccio alla donna.

La donna che aveva preso era la sig.ra Concetta Cuneo, novantenne che viveva su una sedia rotelle oramai da dieci anni.

“Ma chi cazzo hai preso?” - urlò l’uomo – “devi prendere la giovane non la vecchia, stupido!”

Il complice, senza dire una parola, stava rientrando in casa quando un altro urlo lo fermò.

“Dove cazzo vai? Riporta su la vecchia!”

Tornò indietro la riprese in spalla e salì in casa.

La Cuneo, divertita dalla cosa, salutava i ragazzi con il segno di vittoria, che la riprendevano con i telefonini.

Inutile dire che ormai tutti i social network erano stati inondati di post che raccontavano l’accaduto. Senza che mai, i due malviventi, si fossero preoccupati di questo.

“Ma non era morta?” Commentò a voce alta Catricalà, subito dopo chiamò i carabinieri cercando di spiegargli cosa stesse succedendo senza farsi scoprire.

Nel frattempo, dopo alcuni minuti, l’uomo uscì accompagnato da una donna incappucciata, la fece salire sul postale le si sedette accanto tenendola sotto tiro.

“Consegnateci i vostri cellulari e scendete tutti!”  - Ordinarono i due ai passeggeri.

Uno studente provò a rifiutarsi, allora uno degli uomini, senza dire una parola, sparò un colpo di pistola sul sedile a fianco del ragazzo, questi spaventato consegnò il cellulare immediatamente e senza fiatare, cosi fecero tutti gli altri. Una volta scesi tutti i passeggeri, i due ordinarono anche all’autista di scendere, uno di loro si mise alla guida e avviò il postale verso il paese.

Catricalà non capiva la scelta dei rapitori di ritornare verso il paese, erano cosi stupidi da non capire che qualcuno sul postale aveva sicuramente avvertito le forze dell’ordine? E poi perché dirottare un postale? Perché questa scelta scellerata? Se volevano farsi prendere questo era il modo migliore.

 

Alcuni minuti dopo arrivò il defender dei carabinieri a sirene spiegate.

“Dove sono?” chiese il maresciallo scendendo dall’auto

“Sono scesi verso il paese, non vi sono incontrati?” Rispose Catricalà

“No! Non ci è incontrato nessun postale”

“Come no? Da qui in paese sono due km, come hanno fatto a sparire?

“Pepè, ti giuro che non abbiamo incontrato nessuno, solo un’auto grigia”

“Quale auto grigia? Da qui non è passata nessuna auto”

“Allora c’hanno fregati! Hanno lasciato il postale e preso un’auto che evidentemente si erano preparata prima.”

“E il postale che fine ha fatto?”

Salirono sul defender e tornarono verso il paese percorrendo la strada lentamente per cercare di capire dove avessero potuto nascondere il postale. Nel tragitto c’era solo una stradina che consentiva di lasciare la strada principale, giunti sul posto la imboccarono e dopo qualche centinaio di metri scorsero il mezzo, salirono a bordo ma naturalmente era vuoto, sui sedili erano rimasti tutti i cellulari dei passeggeri.

 

Tornarono in caserma, cercando di capire perché avevano usato un postale e non direttamente l’auto con cui erano scappati. Perché fare tutto quel teatro?

La risposta Catricalà la ebbe non appena recuperò il suo smartphone. Infatti, prima di lasciare il cellulare sul postale, gli venne l’idea di azionare il registratore suoni e riascoltando la registrazione capì tutto.

“Venite con me!” - disse Catricalà - “So dove sono!” aggiunse con un po’ di boria.

 

Grazie alla registrazione i carabinieri capirono che i rapitori si trovavano in un casale fuori paese, fecero irruzione e i malviventi, presi di sorpresa, non fecero resistenza arrendendosi subito.

La sorpresa la ebbero anche i carabinieri quando questi cominciarono a parlare facendo il nome di chi aveva organizzato il tutto.

La mente di tutta l’operazione era la sig.ra Concetta Cuneo, debilitata nel fisico ma non nell’intelletto, anzi a novant’anni dimostrava una lucidità e un’astuzia da fare invidia anche alle menti più fini.

Non si era mai sposata e non aveva figli, ricca di famiglia aveva un cospicuo patrimonio immobiliare oltre a vari conti in banca. Gli unici eredi erano dei nipoti di terzo grado che non aspettavano altro che la zia passasse a miglior vita. Proprio per dare loro una lezione, aveva organizzato tutto con maniacale precisione. Qualche giorno prima disse alla sua badante di spargere la voce in paese che oramai era in fin di vita e che da li a poco sarebbe avvenuto il trapasso. I nipoti provarono ad andarla a trovare ma furono sempre respinti dalla badante con la scusa che la zia era troppo debole e che il medico le aveva assolutamente vietato di farla stancare.

La mattina del dirottamento del Postale, fece spargere la voce che era morta, chiamando anche il parroco per far suonare la spirata***. Giorni prima aveva contattato i due malviventi per organizzare il tutto. Sapeva dell’uso smodato dei social da parte dei ragazzini, ma doveva essere sicura del maggior numero delle condivisioni possibili, per questo aveva pensato al postale pieno di ragazzini a tal motivo gli smartphone furono sequestrati solo alla fine, quando ormai avevano raggiunto lo scopo e cioè quello di inondare i social di foto e video della sig.ra Cuneo che, sorridente, gesticolava con il segno di vittoria. Per questo Catricalà rimase di stucco quando la vide viva. Anche lui aveva sentito la notizia che era deceduta.

Naturalmente anche i nipoti della sig.ra Cuneo, che già assaporavano case e soldi della zia, la videro sorridente e arzilla restando impietriti. Uno di loro fu portato al pronto soccorso a seguito di un coccolone.

La Sig.ra Cuneo aveva calcolato tutto ma non l’idea di Catricalà che fece scoprire tutto ai carabinieri, ma poco le importava, aveva raggiunto lo scopo di far schiattare di rabbia i nipoti, anche perché a novant’anni non sarebbe di certo andata in galera.

 

 

 

*Pullman

**Gattina

***Campane a morto

 

N.B. La storia, i nomi e i personaggi sono interamente INVENTATI!

  

7 aprile 2016 

 

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