Le
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VINTAGE
Meno male che Catricalà era
presente quando il Maresciallo
Rapisarda ricevette la
telefonata, altrimenti
difficilmente c’avrebbe creduto.
Bastò vedere la sua faccia per
capire che la cosa era vera e
allo stesso tempo incredibile,
almeno fino a quel momento.
Ma veniamo ai fatti.
Il maresciallo mise giù il
telefono e rimase con lo sguardo
fisso nel vuoto.
“Emilio! Che è successo?”
Continuava a ripetere Catricalà
senza ottenere risposta.
Finalmente dopo aver tanto
insistito il Maresciallo
pronunciò queste parole: “hanno
rubato una bara!”
“E’ c’è bisogno di fare quella
faccia” – rispose Catricalà – le
bare costano, hanno un mercato
anche quelle sai?!?!”
“Si? – disse ironico il
Maresciallo – Anche quelle
usate?”
“Usate? Che vuoi dire che c’era
dentro una salma? Allora è stato
rubato un cadavere?”
“No! No! Hai capito proprio bene
– rispose il maresciallo – hanno
rubato la bara, al cimitero,
dopo aver tolto e riposto con
molta cura la salma nel loculo
lasciandola, diciamo cosi, a
vista”!
Ora era Catricalà ad avere lo
sguardo fisso nel vuoto!
“Pepè! Pepè! Dai, vieni con me!”
Gli disse il Maresciallo
scuotendolo.
Arrivarono al cimitero dove già
un piccolo gruppo di curiosi
aveva fatto capolino. La voce si
era sparsa rapidamente, il fatto
non si poteva di certo definire
comune.
Gaetano Muzzupappa, detto Tano,
era il custode del cimitero e fu
proprio lui ad accompagnare il
Maresciallo e Catricalà sulla
scena del crimine.
Non c’era che dire, avevano
fatto proprio un bel lavoro, la
salma era disposta in modo
perfetto, i fiori sistemati con
molto riguardo. La cura
maniacale nella collocazione del
trapassato sembrava
volesse essere un chiedergli
scusa per ciò che gli facevano,
a dimostrazione che a loro
interessava solo la bara. Meno
male che il morto era di
giornata, nel senso che era
stato tumulato il giorno prima e
quindi ancora in buono stato, se
cosi si può dire.
“Sig. Muzzupappa a che ora si è
accorto del fatto?” Chiese il
Maresciallo.
“Erano più o meno le 10, c’è
mancato poco che ci restassi
secco anch’io per la paura!”
“Il cancello d’ingresso del
cimitero e la porta di questa
cappella sono stati forzati?”
“Macché! Tutto chiuso
perfettamente!” rispose
Muzzupappa.
Catricalà pensò che questo
sembrava restringere i
sospettati a poche persone. Il
fatto di aver usato delle chiavi
voleva dire che il colpevole era
comunque legato,
direttamente o indirettamente,
alla salma. A pensarci bene
però, anche il cancello
principale era stato aperto con
le chiavi e quelle di sicuro non
erano in possesso di tutti.
“Quali persone, oltre ai parenti
dei tumulati sono in possesso
delle chiavi della cappella?”
Chiese Catricalà
“Solo noi custodi!”
“E del cancello principale?”
“Sempre solo noi custodi!”
Rispose ancora Muzzupappa
Il giorno dopo Catricalà e il
Maresciallo Rapisarda, in
caserma, stavano discutendo
sull’accaduto, azzardando delle
teorie, quando il telefono
squillò. Il Maresciallo rispose
e subito dopo restò con lo
sguardo fisso nel vuoto, ancora
una volta.
Per Catricalà era un
déjà vu.
Continuò a chiamarlo fino a
quando non ebbe risposta.
“Lo hanno fatto di nuovo.” Disse
il Maresciallo
“E’ c’è bisogno di rifare questa
faccia? Ormai non è il caso di
meravigliarsi più.”
“Si?
– disse ancora ironico il
Maresciallo – Se ti dicessi che
oltre a rubare un’altra bara
hanno rimesso a posto quella di
ieri e con la salma dentro?”
“Vuoi dire che ne hanno rubato
una seconda e riportato la
prima?” Chiese incredulo
Catricalà.
“Già! – Rispose il Maresciallo –
Ora vai allo specchio e guarda
la tua di faccia!”
Catricalà continuava a pensare a
questa incredibile storia. Solo
a dei fuori di senno può venire
in mente di fare una cosa del
genere.
Qual è lo scopo? Non lo fanno
per i soldi: non avrebbero
riportato la prima bara; non lo
fanno per vandalismo: le salme
sono state rispettate e niente è
stato danneggiato; non lo fanno
per vendetta o odio: nessuna
rivendicazione. L’unico movente
che restava era il satanismo.
Quando espose i suoi pensieri al
Maresciallo ebbe il suo avallo.
“Pepè hai ragione, non rimane
che questa pista!”
In paese nessuno ricordava
atti di satanismo, quindi non si
aveva
nessun sospetto e tanto meno una
traccia. Le indagini, quindi,
erano in
alto mare. Catricalà pensò che
non avevano alternative,
bisognava lanciare un’esca. A
questi rapinatori
interessavano le bare dei morti
freschi, siccome con
l’ultima bara trafugata erano
finiti non restava che
fornigliene uno. Il Maresciallo
pensò un
attimo poi esclamò: “bravo Pepè!
Domani ti facciamo il
funerale!!!”
“Ma io pensavo ad uno dei tuoi
uomini!”
“E perché toglierti il merito
della risoluzione del caso?!?!”
Rispose malignamente il
Maresciallo.
Il giorno dopo misero in scena
un finto funerale. Ufficialmente
un paesano emigrato in America
era deceduto ed il suo ultimo
desiderio era stato quello di
essere tumulato nel cimitero del
suo amato paese. Dietro al
feretro la banda musicale
suonava le musiche di rito,
mentre il Maresciallo e
Catricalà seguivano il corteo
con occhi lucidi.
Arrivata la sera, come promesso
dal Maresciallo, toccò a
Catricalà infilarsi nella bara,
mentre alcuni carabinieri si
nascosero nei loculi vuoti più
in alto.
Il tempo trascorreva
inesorabilmente lento, era la
dentro solo da mezzora ma
sembrava un’eternità, appunto.
Finalmente dopo 3 ore, più o
meno a mezzanotte, si sentirono
le chiavi aprire la porta, dai
rumori e dal bisbigliamento
potevano essere tre o quattro
persone. I carabinieri avevano
avuto l’ordine tassativo di
intervenire solo quando avessero
aperto la bara, il rischio di
arrestarli prima era quello di
sentirsi dire che erano li per
pregare.
Tirarono giù la cassa e
l’aprirono .
“Ma questo non è un vecchio!”
disse uno di loro.
“Questa è la bara giusta -
bisbigliò il secondo - non vedi
che è ringiovanito!”
“Grazie!” Disse Catricalà
sollevandosi.
Un urlo rimbombò
nella
cappella.
Nello stesso istante i
carabinieri sbucarono dai loculi
e ammanettarono i tombaroli.
Quando accesero la luce i
carabinieri e Catricalà si
trovarono davanti quattro uomini
quarantenni, con le orecchie a
punta e la frangetta, in pratica
erano travestiti
da Signor Spock di
Star Trek.
“Perché rubate queste bare?!?!”
Chiese in malo modo il
Maresciallo Rapisarda
“Ci servono per degli
esperimenti!” Rispose uno di
loro, tremante.
“Che tipo di esperimenti?”
“Sul teletrasporto!”
“Teletrasporto? Potevate
comprarne una nuova?” Disse il
Maresciallo girandosi vero
Catricalà e toccandosi con il
dito indice la tempia.
“Non si può, le bare devono
essere vissute!”
“Vissute…?!?! Da un morto?!?! E
perché avete riportato le prime
due?”
“Perché non funzionavano, quando
incominciavamo le fasi del
teletrasporto restavamo sempre
nella bara e allora provavamo
con un’altra, dovevamo trovare
quella giusta”
“Si?!?! State tranquilli, ora
l’avete trovata, questa
funziona, vi teletrasporterà
direttamente in galera!”
Concluse sorridendo Catricalà
N.B.
La storia, i nomi e i personaggi
sono interamente INVENTATI!
13 settembre
2010
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montalbano; maigret; simenon; un
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