cerca su belcastroweb

 

BELCASTROWEB-MAIL

 

Seguici su

     

di Raffaele Piccolo

CHIESE E CONVENTI A BELCASTRO

 La diocesi vescovile di Belcastro sorse in seguito all’innalzamento del seggio arcivescovile di Santa Severina, in qualità di sua suffraganea, durante l’impero di Leone VI il Sapiente (886-911), come è elencato nella Notitia III. Questo elenco, a sua volta, si rifà ad una diatiposi[1] risalente al tempo del patriarca di Costantinopoli Polieucto, sotto l’imperatore Alessio Comneno (1081-1118).

Il documento, sebbene redatto nel 1084, riporta notizie di poco anteriori all’anno 1000 ed in esso vi compare elencata per la prima volta il vescovado di Palaiokastron (Palaiokastron), corrispondente a Paleocastren-Castriveteris-Geneocastren delle prime fonti latine (bolle papali e provinciali), poi Belcastro[2].

Sebbene, amministrativamente, il territorio e poi feudo di Belcastro abbracciasse anche i territori degli attuali comuni di Botricello, Andali, Cerva, Sersale, Cropani e Zagarise, ecclesiasticamente invece, fino a tutta la prima metà del 1400, la diocesi comprese soltanto il suo centro (Belcastro) e il casale di Cuturella, quest’ultimo popolato da pochissime famiglie che raggiungevano appena le cinquanta unità circa, mentre Andali era quasi spopolato, Cerva e Sersale non esistevano ancora, Cropani e Zagarise, sebbene appartenessero alla contea di Belcastro, ecclesiasticamente, però, facevano parte della diocesi di Catanzaro.

A partire dalla seconda metà del Quattrocento, con la seconda immigrazione di albanesi (1442), chiamati nel Regno di Napoli dal re Alfonso I d’Aragona, nella diocesi di Belcastro fu inserito il nuovo casale albanese di Andali[3] e, nel 1704, si aggiunse anche quello di Cerva. L’abitato di Casalnuovo (poi Sersale), fondato il 3 agosto 1620 dal barone di Belcastro Francesco I Sersale, fu incorporato invece nella diocesi di Catanzaro in quanto il suo territorio era stato ricavato da quelli di Zagarise e Cropani, già facenti parte del vescovado catanzarese.

Quindi la diocesi vescovile di Belcastro, fu di modeste dimensioni territoriali, come pure di scarsa densità abitativa.

Infatti, dai dati demografici e dalle relazioni vescovili, per l’arco di tempo che va dal 1592 al 1714, la media della demografia belcastrese è stata di 1.336 abitanti[4]. Sempre per lo steso periodo, Andali ha registrato un media di 345 abitanti e Cuturella ha avuto una media di 141.

Per quanto riguarda l’abitato di Cerva i primi dati statistici sono posteriori al periodo suddetto, ma anche questi furono di modesta portata.

Una popolazione, quindi, abbastanza contenuta per una diocesi vescovile: per il periodo sopra citato possiamo, perciò, considerare una media di 1.872 fedeli[5].

Non fu così, invece, per il numero di chiese.

Andali e Cuturella avevano una chiesa ciascuna, la prima sotto il titolo della ss. Annunciazione e la seconda sotto quello di s. Michele arcangelo. Belcastro, invece, ebbe un numero di edifici religiosi che, rapportato agli abitanti, risulta anche sproporzionato.

Ovviamente non siamo a conoscenza di tutte le chiese che furono edificate nel territorio belcastrese lungo l’arco della sua storia, anche perché molte di esse furono soltanto piccoli edifici unicellulari, innalzati per la semplice devozione popolare e non per necessità. Pertanto non ne possiamo conoscere il nome, ma ne possiamo dedurre il luogo della loro esistenza per il fatto che alcune chiese diedero il loro nome alle località sulle quali furono edificate. Abbiamo così la località Duminicu che prese il nome dal primitivo convento di s. Domenico “fuori le mura” e, quindi, s. Giovanni, santu Sodare (sant’Isidoro), s. Francesco, santa Lìjna (sant’Elena), s. Lucia, s. Nicola, e così via.

Le uniche fonti che avrebbero potuto darci qualche spiraglio sulle antiche chiese della diocesi di Belcastro avrebbero dovuto essere le relazioni vescovili; queste, invece, sono abbastanza parche di notizie, riportando pochi riferimenti e quasi mai la descrizione degli edifici ed il loro stato: dal 1592 al 1700 solo due relazioni elencano con qualche dettaglio le chiese di allora, vale a dire le relazioni dei vescovi Francesco De Napoli (1645) e Carlo Sgombrino (1659). Delle altre relazioni soltanto alcune accennano a qualche circostanza particolare riguardante, però, la chiesa cattedrale  - e non tutto l’insieme chiesastico del paese -  come l’acquisto di paramenti e suppellettili o alcuni lavori dei restauro che, in definitiva, non hanno alcun valore di riferimento per la storia delle chiese belcastresi.

Infine, ritornando alle fonti, in un Elenco delle chiese di Belcastro del decano della cattedrale Giuseppe Fragale[6], datato 1789, figurano altre chiese che non trovano riscontro nelle relazioni vescovili, ma che il sacerdote forse ricavò da documenti abbastanza antichi e, quindi, edifici ecclesiastici che dal 1592  - anno in cui iniziano le relazioni vescovili -  erano chiusi al culto oppure non esistevano più. Del resto, il nome di alcune di chiese indicato nell’Elenco indica chiaramente un’origine greca, come s. Cataldo, s. Sofia, s. Leone, s. Stefano, la Madonna greca, ecc., e quindi probabilmente risalenti al periodo bizantino.

Delle chiese di Belcastro, oggi rimangono aperte al culto l’ex Cattedrale, oggi declassata a chiesa arcipretale per all’abolizione del vescovado nel 1816, la chiesa di s. Maria della Pietà e le cappelle di s. Rocco e di s. Tommaso d'Aquino, quest’ultima chiusa per la maggior parte dell’anno.

 

L'abbazia di S. Maria e i monasteri di S. Michele Arcangelo e di S. Nicola di Myria

 

L'ex Cattedrale di San Michele Arcangelo PRIMA PARTE - SECONDA PARTE

 

LA CHIESA DI SS. MARIA DELL’ANNUNCIAZIONE, o DELL’ANNUNZIATA

CONVENTO DI S. DOMENICO  

CONVENTO DI S. FRANCESCO DI PAOLA

CHIESA DI S. TOMMASO

CONVENTO DI S. FRANCESCO D’ASSISI

S. CATALDO O SINAGOGA DEGLI EBREI

 


[1] Le diatiposi o cataloghi erano gli elenchi delle province ecclesiastiche soggette al patriarcato di Costantinopoli, ordinate dall’imperatore Leone III Isaurico (717-741) e poi aggiornate sotto Leone VI il Sapiente (886-911) e comprendono un arco di tempo che va dal 732 al 911.

[2] Le altre suffraganee a Santa Severina erano: Isola, Cerenzia, Umbriatico, Gallipoli, e Cirò. Sull’evoluzione dei nomi di Belcastro si rimanda a I nomi di Belcastro attraverso il suo seggio vescovile, su questo stesso sito.

[3] Andali si era spopolato poco prima del 1410 e, con la venuta degli albanesi, fu ripopolato poco prima del 1452; così pure Marcedusa e Arietta.

[4] Per la storia demografica di Belcastro si rimanda a Belcastro attraverso la sua storia demografica, su questo teso sito.

[5] A Cerva abbiamo assegnato, considerato l’andamento demografico dei suoi primi anni di vita, 50 unità.

[6] Giuseppe Fragale appartenne ad una famiglia che diede diversi canonici alla cattedrale di Belcastro. Egli, in qualità di decano, resse la cattedrale una prima volta dal 1808 al 1811 ed una seconda dal 1816 al 1818, a causa della mancata nomina del vescovo.

4 settembre 2003

Contatore visite

 

Creative Commons License

Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons

 Alcuni diritti riservati 1998-2015 Carmine Stanizzi - AVVISO