A
PROPOSITO DI RESTAURI …
di Raffaele Piccolo
Personalmente sono del parere
che lo sviluppo turistico di
Belcastro sia una - se non
la sola - delle vie
percorribili verso un
miglioramento socio economico
del paese, sia perché ne ha
tutte le potenzialità e
caratteristiche sia perché è la
strada meno difficile da
percorrere: i suoi beni
architettonici non sono pochi
per un paese piccolo come il
nostro (i centri vicini ne sono
addirittura privi) e
l’erogazione di contributi
governativi, in favore dello
sviluppo turistico, offre buone
possibilità (a finanziare anche
le attività del Ministero dei
Beni culturali, oltre tutte le
altre entrate, compresa l’Unione
Europea, concorrono perfino le
entrate del Lotto che, per gli
anni 2004-2006, sono state di
ben
332.005.549,02 di euro).
Ovviamente, volano di questo
sviluppo dovrebbero essere
certamente il castello
(la cui messa in sicurezza si
sta ultimando, ma occorrerebbe
attuarla con una certa
lungimiranza progettuale; l’ex
cattedrale (ormai completata,
della quale però si sta ormai
perdendo un importante
affresco); il palazzo
Poerio (la cui logistica
dovrebbe essere ripensata per
una migliore utilizzazione dei
locali); la chiesa della Pietà
(anch’essa ultimata; ma
occorrerebbe ancora il restauro
della facciata e del portale
della casa canonica); la chiesa
dell’Annunziata (il cui restauro
ci si augura sia eseguito in
maniera funzionale e soprattutto
fruibile).
Intorno a questi beni già
esistenti dovrebbero ruotare
altre iniziative, come la
creazione non di uno ma di ben
tre musei: contadino, diocesano
e archeologico; la realizzazione
di una pinacoteca (cosa
fattibilissima attraverso
richieste a Enti, mostre e
concorsi di pittura); il pieno
recupero del centro storico con
progetti mirati finanziati dalla
Comunità Europea (il che
creerebbe lavoro e sostegno
economico per i molti giovani
disoccupati) ed in ultimo
l’incoraggiamento attento (da
parte delle Autorità e di
associazioni da creare) allo
sviluppo ricettivo, per una
degna accoglienza dei
visitatori.
Questi “richiami” per i numerosi
e vicinissimi villaggi turistici
sottostanti dovrebbero,
ovviamente, essere supportati da
altre attività ed iniziative di
contorno quali, innanzi tutto la
pubblicità, manifestazioni varie
e adeguate strutture ricettive,
in modo che i turisti, oltre che
per gli edifici, siano attratti
anche dalle manifestazioni
folcloristiche, religiose, ecc.
Ovviamente tutto ciò
richiederebbe molto tempo ma,
soprattutto, dedizione,
competenza e voglia di fare. In
tal senso, Belcastro
diventerebbe la “bomboniera”
turistica del circondario!
So benissimo che ciò che ho detto fin qui potrebbe far
pensare ad utopie, però vorrei
esprimere meglio quanto detto,
anche per fugare ogni
perplessità sulla realizzazione
delle cose elencate.
L’ex cattedrale e la
chiesa della Pietà sono
ormai completate, salvo la
gravissima pecca degli affreschi
che purtroppo, per i soliti
motivi di inerzia (e non di
possibilità/impossibilità)
andranno perduti. Quindi
rimangono la ristrutturazione
logistica di palazzo Poerio,
il castello e la chiesa
dell’Annunziata, il
centro storico (che,
ovviamente, richiede tempi
lunghi e progetti mirati), la
pinacoteca ed i musei.
Partiamo da questi ultimi. Si
dice da tempo che nel piano
terra di palazzo Poerio dovrebbe
essere allocato un museo
etnologico e l’idea è ottima ma,
secondo il mio convincimento,
questi locali dovrebbero servire
solo per questo tipo di museo,
giacché essi non possono
contenere altro, dato che la
disposizione degli oggetti di un
museo contadino necessita di
ampi spazi. Si dice da tempo che
i “pezzi” ci sono; si tratta
solo di collocarli e, se non ci
sono, non dovrebbe essere
difficile reperirli. Quindi, il
piano terra dovrebbe servire
solo per questo tipo di museo,
senza lasciare spazio ad altre
esposizioni.
Altro spazio, invece, si
potrebbe recuperare nei piani
superiori che, per la verità, è
distribuito più ampiamente di
quanto effettivamente necessita
alle esigenze del personale:
1.000 metri quadri a piano per
un Comune come Belcastro sono
veramente esagerati, anche
perché il personale è quello che
è, cioè pochissime unità. Oggi
la logistica degli uffici si
avvale di componenti che
occupano spazio il meno
possibile; è sotto gli occhi di
tutti, per chi entra in un
qualsiasi ufficio (pubblico o
privato), constatare che una
stanza sia occupata da almeno
due o tre scrivanie: questo
perché si cerca di sfruttare il
più possibile gli spazi, magari
separandoli con pannelli,
ovviamente adeguati ad un
edificio storico. Pertanto, una
ragionata ridistribuzione di
questi spazi potrebbe liberarne
altri sui quali creare un
museo archeologico che,
seppure modesto, costituirebbe
sempre un’attrattiva turistica.
So benissimo che per questo tipo
di museo è meno facile reperire
gli oggetti; ma alcuni di essi
già ci sono: il pozzo del
castello dovrebbe fare parte di
questi oggetti. Gli stemmi
nobiliari presenti in alcune
case di Belcastro (abitate e/o
diroccate); oltre a quelli che
si vedono sul sito internet di
Belcastroweb, vi è quello
dato a don Stanizzi durante la
ristrutturazione dei sedili di
piazza S. Tommaso e murato nella
chiesetta del castello; quello
dell’Annunziata (che non so dove
sia, ma so che è ben custodito)
ed altri due (che non indico per
evitare possibili asportazioni);
alcuni mascheroni, pezzi di
capitelli e colonne adoperati
come pietre da muro. Vi è poi
l’arco della casa dei Moraca
che, opportunamente smontato e
rimontato, potrebbe fare bella
mostra anziché lasciarlo andare
sempre di più in rovina (nello
stesso caseggiato dovrebbe
trovarsi anche un frantoio da
collocare nel museo contadino).
Lungo le strade vi sono,
inoltre, spezzoni di colonne
collocati impropriamente (un
pezzo addirittura nei bagni
pubblici!). Una volta creato il
museo con gli oggetti già
esistenti, si possono chiedere
contributi per ampliarlo: monete
o vasellame antico si possono
acquistare in diversi cataloghi
on line ed a costi bassi. Ma
anche la creazione di un
museo diocesano non è pura
fantasia: gli oggetti ci sono
già (e non sono pochi): tenere i
paramenti sacri dei vescovi di
Belcastro in armadi bui e al
costante pericolo dei tarli è
sempre peggio che non esporli
all’ammirazione dei turisti. Si
capirebbe senz’altro la
preoccupazione della Chiesa per
una donazione eventualmente mal
gestita ma, con tutti gli
accorgimenti di sicurezza di un
museo, tali perplessità
dovrebbero essere fugate: i
paramenti - che dovrebbero
essere patrimonio della comunità
- sarebbero ben più al
sicuro in un apposito locale a
loro destinati. E, quindi,
accanto al museo archeologico
potrebbe stare molto bene anche
quello diocesano: è solo
questione di buona volontà e
collaborazione reciproca tra
autorità civile e religiosa.
Santa Severina docet!
Anche la creazione di una
pinacoteca non è cosa
difficile: in molti altri paesi
sono state realizzate attraverso
mostre, concorsi,
manifestazioni, donazioni da
parte di enti pubblici e
privati, ecc., cioè a costo
quasi zero!
Quindi anche a Belcastro si
potrebbe creare una sala adibita
a pinacoteca, anch’essa segno di
attrazione per il visitatore;
magari affittando, con una
modica cifra ed opportunamente
attrezzata contro gli eventuali
furti, una delle tante case
sfitte che affacciano sulla
piazza principale del paese, in
attesta che si acquisti la parte
privata di palazzo Poerio.
Come si può vedere, queste idee
che a prima vista sembrano
fantasticherie, sono
realizzabilissime: basta avere
la buona volontà e l’impegno e,
soprattutto, non essere
indifferenti ed inerti di fronte
a tali potenzialità turistiche.
Certo che, se a Belcastro
occorrono anni e anni per fare
una semplice pro loco (senza che
ancora sia costituita!), le cose
fin qui dette diventano pure e
semplici utopie e la loro
realizzazione richiederebbe
veramente anni luce!
Quindi, penso che è tempo ormai
di abbandonare gelosie, rancori
e protagonismi infantili (che
giovano a pochissime persone ma
nuocciono al resto dell’intera
comunità) ed unire le forze per
un nuovo corso: perciò, se si
vuole veramente aiutare
Belcastro ed i belcastresi
bisogna uscire dal manto
dell’apatia e fare, come si suol
dire, fatti e non parole! Motore
sociale di questo nuovo corso
dovrebbe essere
l’Amministrazione comunale che
seguirà all’attuale (che
certamente ha imboccato tale
strada) la quale non si dovrebbe
limitare all’ordinaria
amministrazione o a fare il
“favoricchio” personale al
parente, all’amico, al
“galoppino” o al portatore di
voti, ma incominciare a pensare
ad amministrare in maniera nuova
ed al passo con i tempi. Solo
così le cose anzidette si
possono attuare, diversamente si
rimane ancora indietro.
la pro loco
Tutti i paesi di un certo
sviluppo socio-politico hanno la
loro pro loco; ne sono privi
ancora quei pochi dove
(purtroppo bisogna dirlo) regna
l’arretratezza politica,
economica e soprattutto sociale.
La costituzione di una Pro loco,
quindi, è ormai una necessità
impellente cui l’Amministrazione
di un Comune - volente o
non volente - deve
incoraggiare e fare attuare:
presunzione, protagonismi,
gelosie, «appartenenze»
aprioristiche a questo o a quel
gruppo “politico”, ecc. sono
frutto di degrado mentale; con
l’aggravante che, oltre
all’inerzia del paese, ne
farebbero le spese i giovani.
Costituire una Pro loco
significa renderli partecipi
alla vita del loro paese ed in
più essa è anche fonte di
lavoro: oltre a far loro
prendere parte attiva alle
decisioni “politiche” su
Belcastro (e quindi stimolarli),
con la pro loco si possono
elaborare progetti, chiedere
contributi, finanziamenti per
manifestazioni di ogni genere,
promuovere sagre, feste e
quant’altro.
E tutto ciò - come si
detto prima - oltre a
motivare la dinamicità giovanile
anziché fiaccarla, crea sostegno
al lavoro!
La fattibilità della pro loco,
insomma, dovrebbe servire anche
e soprattutto a creare il
fervore sociale che a Belcastro,
purtroppo, ancora manca.
Questo fervore si potrebbe manifestare con diverse
attività.
Durante l’estate, per attirare i
turisti dei villaggi balneari,
si potrebbero organizzare
manifestazioni estive di facile
attuazione e a basso impegno
economico, ma di grande
richiamo, tipo sagre
caratteristiche (si potrebbe
pensare a quella dell’olio e di
tutti i derivati, olive in
salamoia, infornate, ecc.) ed in
tal modo si pubblicizzerebbe
anche un prodotto molto comune
ai belcastresi: dal Villaggio
del Turchese i turisti vanno
fino a Petilia Policastro a
comprare olio! E perché no a
Belcastro che, oltre ad avere
olio sopraffino, dista appena
quindici minuti di macchina?
Altri richiami possono essere i
cortei e le gare in costume
(Internet offre molti tipi di
gare o tornei medievali, alcune
dei quali sono di facile
realizzazione a costi
irrilevanti: tiro con l’arco,
con la lancia, duelli medievali
oggi molto in voga, corse
podistiche, gare di resistenza,
di capacità, ecc. Molti paesi
sono diventati noti a livello
regionale e/o nazionale per
manifestazioni di questo tipo.
Inoltre, nel periodo natalizio,
tutto il castello di Belcastro
sarebbe la cornice ideale per un
presepio vivente di grande
richiamo. Durante il periodo
pasquale quale luogo sarebbe più
suggestivo del castello per una
serie di manifestazioni quali il
“Rimiro”, la Passione di Cristo,
la Pijata (riveduta e
accorciata da fare ogni anno,
anziché ogni tanto). La
ricostituzione delle “Congreghe”
(a Belcastro ve ne erano ben
sette!), oltre ad offrire
materiale umano da “riciclare”
nelle varie manifestazioni, con
i loro costumi e rituali
renderebbero più rappresentative
e suggestive le manifestazioni
religiose (anch’esse un tempo
numerose!) che a loro volta,
abbinate a sagre o
rappresentazioni, oltre a
richiamare più fedeli,
attirerebbero anche più turisti.
Altre attività che la pro loco potrebbe organizzare sono i
convegni, i concorsi di pittura
- che non costano quasi nulla
ma servirebbero a dar vita alla
pinacoteca - tornei
sportivi, ecc.
Ovviamente a tutte queste
attività dovrebbero fare da
contorno anche le strutture
ricettive. Andali, Cropani
superiore, Sersale, Petronà e
perfino Cerva sono attrezzati di
agriturismi “funzionanti” che,
durante l’estate, sono molto
frequentati: a Belcastro si
fanno solo per prendere i
contributi! Ma se, oltre i
contributi, si prendessero anche
i guadagni dell’attività svolta
da queste strutture, non sarebbe
ancora meglio? e facendoli
funzionare, non darebbero lavoro
a qualche disoccupato? il
macellaio non venderebbe più
carne? il supermercato non
venderebbe più prodotti? il
panettiere non venderebbe più
pane? Chi ci affibbiò
l’appellativo di ciri stuarti
fu certamente persona acuta e
lungimirante osservatrice!
Ed anche qui la pro loco,
unitamente all’amministrazione
comunale, dovrebbe fare la sua
parte. Una pro loco ben
motivata, organizzata e
amalgamata dovrebbe incentivare
anche queste iniziative: oltre a
fare, dovrebbe anche offrire
idee, sostegno ed incoraggiare
ogni sorta di iniziative,
andando negli uffici, negli enti
pubblici per vedere come fare,
come ottenere contributi anche
per iniziative di tale genere,
ecc.
Concludendo, chi ostacola la
nascita di una pro loco, oltre
ad essere gretto mentalmente, è
un nemico dello sviluppo del
paese: su questo non ci sono
dubbi, pensa solo a sé stesso e
alla sua nefanda ambizione!
L’esistenza di una Pro loco
avrebbe sicuramente evitato
certe brutture di restauro o
alcuni progetti completamente
sballati!
Perciò, la costituzione di una
pro loco effettivamente valida,
dovrebbe essere il primo impegno
della futura amministrazione; il
ragionamento di “armiamoci e
partite” dovrebbe tramutarsi in
quello giusto: “armiamoci e
partiamo!
il castello
Lo “sfruttamento” dei castelli
- ormai rimasti in pochi nella
regione - è sempre stato
un grande richiamo turistico.
Il castello di Belcastro, se si
eccettua quello di Le Castella,
è l’unico della zona. Per
vederne un altro bisogna recarsi
a Santa Severina che però è
molto all’interno. Quello di
Belcastro, come detto prima, è
invece a ridosso dei numerosi
villaggi turistici e ciò
potrebbe costituire la grande
opportunità per un “utilizzo” a
fini turistici e culturali con
manifestazioni di ogni genere,
siano esse storiche, religiose,
folcloristiche, ecc.
Ovviamente, l’utilizzazione
efficace di beni architettonici
richiede una progettazione
mirata, impegno, organizzazione,
competenze ed anche creatività,
ma soprattutto volontà e tempo
dedicato allo scopo. Ed ecco che
ritorna di nuovo la necessità
della Pro loco: la creazione di
un gruppo, con l’esclusivo
compito di dedicarsi allo
sviluppo turistico in generale
del paese e che, dopo averne
individuato gli interventi e la
tempistica, se ne occupi
dall’inizio alla fine,
attraverso idee, programmazioni,
elaborazioni e realizzazioni di
progetti. Cosa che, fra l’altro,
creerebbe anche lavoro per i
molti disoccupati di Belcastro,
costretti a “fare vasche”, da
Caria alla Villa, per quasi
tutto il giorno!
Ed anche qui, l’Amministrazione
Comunale, soprattutto, dovrebbe
fare il primo passo
nell’incoraggiare e avviare
iniziative associative. La
gestione di un Comune e del suo
territorio non può essere
affidata a due o tre persone,
perché - come detto prima
- si limiterebbe a fare
l’ordinaria amministrazione:
occorre anche distribuire, o
meglio, “creare” incarichi che,
in maniera trasversale,
“lavorino” insieme per il bene
comune del paese, senza guardare
a quale partito appartenga una
determinata persona che, invece,
potrebbe diventare un valido
collaboratore; né altrettanto
questa persona dovrebbe
“boicottare” l’invito alla
collaborazione perché si ritiene
del “partito” contrario: essere
partigiano ad occhi chiusi di
questo o quel candidato,
significa fare gli interessi di
quest’ultimo e non quelli
generali del paese. Perciò,
specialmente i giovani,
dovrebbero finalmente cambiare
mentalità ed evitare le
partigianerie che, ripeto, si
ritorcerebbero inevitabilmente
sempre contro loro stessi.
Solo cambiando questa “gabbia”
mentale si potrebbe parlare di
sviluppo del paese.
Perciò - per ritornare al
discorso iniziale - lo
sviluppo turistico è la sola via
possibile e, soprattutto, la più
economicamente redditizia per
Belcastro che, in prospettiva,
offrirebbe grandi possibilità.
Oggi, le varie amministrazioni
governative (Unione Europea,
Ministeri vari, Regioni e
Province) incoraggiano molto
questo tipo di sviluppo e i
contributi messi a disposizione
sono i più diversi e i più
sostanziosi: con l’approvazione
di progetti europei sono stati
ricostruiti interi paesi
“medievali” nel Lazio, Toscana,
Umbria, Veneto, ecc.: per
costatare ciò basta andare su
Internet.
Quindi, il problema non è come
reperire i fondi, ma la volontà
di voler operare con determinati
metodi e voler fare
effettivamente le cose, senza
aspettare che esse cadano
dall’alto: quel tempo è finito
da un pezzo!
Dicevo del castello di
Belcastro, i cui restauri fatti
finora non sono stati, in
verità, eseguiti con cura e
competenza: per dirne una, gli
ingressi del mastio sono stati
scambiati per finestre e
viceversa, oltre l’abbattimento
dei merli che è stata la cosa
peggiore (vedi foto E-1) .
I restauri che si stanno facendo
- e gli altri che si andranno a
fare nel tempo - devono
perciò essere “funzionali” non
solo per la “messa in sicurezza”
o concepiti come a se stanti, ma
dovrebbero anche tener conto di
futuri restauri di altre parti
del castello, quindi preparatori
di altri probabili restauri in
altri luoghi di tutto il
complesso castellare. In parole
povere, se si restaura la torre
del Biliardo e del muro del
“Cuore”, tali restauri, oltre a
rispettare una omogeneità
globale, dovrebbero essere
funzionalmente e temporalmente
collegati fra di loro, nel
senso che sia il muro e sia la
torre dovrebbero essere
“funzionali” e preparatori di
altri progetti, oltre ad essere
immediatamente fruibili: il
lavori sul Biliardo non devono
essere a se stanti, ma la
progettazione deve tenere conto
che il restauro che si sta
facendo dovrebbe essere
preparatorio per un altro
seguente, come ad esempio una
probabile ricostruzione
dell’entrata; il muro del
“cuore” non dovrebbe essere
consolidato e basta, ma il
“cuore” vero e proprio
restituito alla sua funzione di
balcone (la scala si potrebbe
creare in un secondo momento);
se lo si lascia così com’è,
sarebbe come un’opera incompiuta
che non servirebbe a nulla, a
meno che, in futuro non si
riprenda il progetto e si
ricostruisca il balcone, ma
sarebbe uno sciupio di soldi che
potrebbero essere impiegati per
un altro punto del castello. Ciò
consentirebbe al turista di
“utilizzarli” salendovi sopra e
godersi la struttura, il
panorama circostante, insomma
viverli, “sentirli” intorno a
loro.
Anziché essere semplicemente
guardati da lontano, si
deve quindi ricreare la funzione
per la quale furono concepiti:
il balcone fu costruito per
affacciarsi sul paese e, quindi,
deve offrire la stessa
opportunità per la quale fu
ideato: una cosa è ammirare una
torre, un’altra è toccarla,
entrarvi, salirvi sopra,
calpestarla, essere quindi parte
integrante di essa e goderla
fisicamente, oltre che solo
visivamente, perciò … viverla!
È stato restaurato il mastio del
castello, ma è come se
guardassimo una … foto:
un’adeguata scala in pietra (un
camminamento in ferro e legno,
per altro, costerebbe molto di
più) permetterebbe, invece, di
entrarvi e “muoversi” al suo
interno, dove altre strutture
dovrebbero portare in alto fino
alle sue mura e da qui poter
ammirare un panorama immenso.
Senza dover andare tanto
lontano, il restauro del
castello di Roccella Ionica (che
era ridotto a veri e propri
ruderi, tanto che un pastore vi
teneva il suo ovile!) è
finalizzato allo scopo di
utilizzarlo e, quindi, viverlo;
è stato quasi completamente
“recuperato” (vedi foto alla
fine di questo articolo:
Esempi di restauro: castello di
Roccella Ionica). Prima del
suo restauro esistevano solo
ruderi fatiscenti e
completamente e cielo aperto
(vedi foto di prima, a
sinistra); adesso, con un ottimo
restauro “restituivo”, sono
stati completamente recuperati
la dove è stato possibile e
tutto il castello presenta
perfino una perfetta copertura
in tegole, la cui superficie è
molto più estesa di quella del
mastio di Belcastro che, ripeto,
se eseguita, sarebbe pochissima
cosa di fronte a quella del
castello di Roccella che, prima
era completamente impraticabile,
adesso è luogo di richiamo e
manifestazioni di una certa
importanza nazionale e
internazionale (la più famosa è
il Festival Jazz). E
allora perché non elaborare un
adeguato progetto anche per la
copertura del mastio? Perché non
preparare un “progetto
restituivo” per altre parti del
castello come è stato fatto per
Roccella? La torre di
Pizzofalcone, sempre a Roccella,
è stata quasi completamente
ricostruita (vedi foto Esempi
di restauro: castello di
Roccella Ionica). Perché a
Belcastro non si potrebbe
“ricostruire” la merlatura del
muro laterale alla chiesa (vedi
foto A_4) o quella del muro a
difesa del mastio (vedi foto
E_4) o il suo percorso
perimetrale (vedi foto G1_G3)?
In altri luoghi si costruisce e
a Belcastro si demolisce!
Solo con progetti mirati ed
appropriati si vive un’opera
architettonica; diversamente la
si può ammirare semplicemente da
lontano: una cosa è ammirare il
castello di Santa Severina dalla
piazza, un’altra cosa è entrarvi
dentro e guardare dai suoi
spalti la piazza ed il
territorio che lo circonda.
Oltre alla fruibilità del
mastio, la stessa cosa vale per
il “Biliardo”: il suo restauro
dovrebbe permettere di salivi
sopra, in modo da poterlo vivere
e non di essere semplicemente
guardato.
Per quanto riguarda il muro del
“cuore”, originariamente, era un
balcone ed in tale ottica
dovrebbe essere restituito, in
modo da essere un balcone
accessibile su Belcastro!
Esso fu ideato per affacciarsi
sul paese e tale funzione
dovrebbe rispettare il restauro.
Lasciare la forma del cuore è
semplicemente ridicolo e
tecnicamente incompetente: solo
riportandolo alla sua forma
originaria significherebbe
“restaurare” il muro, offrendo
così anche un altro punto
panoramico molto coinvolgente ed
emozionante: questa forma di
cuore non l’ha creata o voluta
S. Tommaso: santi, santini,
immaginazioni e credenze non
c’entrano un bel nulla: sono
soltanto il frutto
dell’ignoranza!
L’ANNUNZIATA
L’importanza artistica di questa
chiesa è l’altare, unico nel suo
genere in tutto il Meridione e,
quindi, il suo restauro dovrebbe
essere degno della sua
importanza. Come importante
ritengo l’effettuazione di
sondaggi non in uno ma nei vari
punti di tutto il perimetro
chiesastico, cioè l’area
antistante l’abside che una
volta era il pavimento della
chiesa.
Bisognerebbe, inoltre, tenere
conto della torre campanaria,
anch’essa architettonicamente
importante ed in quanto tale
dovrebbe essere “vissuta” da chi
la visita. Perciò, all’interno
del campanile dovrebbe essere
costruita una scala fino alla
guglia, da dove, anche da lì,
ammirare il panorama. Il solo
guardare ce lo dobbiamo togliere
dalla testa!
Solo così si creano per il
turista tutte le possibili
occasioni per farlo restare più
a lungo, anziché offrirgli il
risultato di un rapido sguardo e
poi … via di corsa! Facendogli
anche “vivere” il monumento
restaurato servirà certamente a
trattenerlo più a lungo.
Per quanto riguarda il restauro
del castello, si è pensato di
seguire “percorso” ideale che,
partendo dal “Piano del Cristo”
e attraverso l’arco della
cattedrale, vi si giunge
dall’entrata della via Grecia.
Le foto che seguono sono state
disposte secondo questo
itinerario e di alcune possono
esserne colti i “suggerimenti”
proposti, per la loro
fattibilità anche in corso
d’opera, considerata la minima
spesa e modifica. Di altre, i
suggerimenti rappresentano
semplici idee, per il momento
irrealizzabili ma che in un
futuro, con progetti mirati di
restauro “restituivo” (e non
solo conservativo), potranno
essere in parte realizzate, come
è avvenuto in altre luoghi. La
sequenza delle foto, quindi, ha
cercato di ricreare anche
l’ipotetico restauro globale di
tutto il complesso del castello.
Inoltre, si è cercato di
“trovare” degli spazi per gli
spettatori non solo all’interno
del cortile ma in tutto il
perimetro castellare, giacché
alcune manifestazioni popolari
richiederebbero il loro
svolgimento lungo tutto il
perimetro, come ad esempio una
corsa di cavalli o podistica,
ecc. e, quindi, è ovvio che si
debba tenere conto di un
recupero totale del castello e
non solo del mastio o del suo
cortile.
Attualmente, l’unico spazio
utilizzato è proprio il cortile
del castello, che non dovrebbe
più contenere spettatori, ma
essere utilizzato soltanto per
lo svolgimento delle
manifestazioni. Infatti, uno
spettacolo di un corteo storico,
ad esempio, richiede grandi
spazi, per cui - allo
stato attuale - gli
spettatori dovrebbero assistere
soltanto in modo stipato e
“arrangiato”, come è successo
tempo fa con i “Mirabilia” e,
quindi, anche pericolosamente.
Perciò penso si debba tenere
conto di questa necessità.
Il percorso turistico da noi
ipotizzato, come detto prima,
inizia dal Piano del Cristo,
prosegue per l’ex cattedrale e
si dirige verso l’entrata del
castello soprastante la Via
Grecia per, poi uscire dal
“Biliardo”.
Durante questo tragitto virtuale
cercheremo di suggerire alcuni
restauri (piccolo e/o
impegnativi) che renderebbero
più gradevole il nostro
percorso.
(Clicca su immagini per
ingrandire)
A_1: IL BUCO
(anzi, un quarto di buco!)
Questo piccolo restauro
“restitutivo” riguarda il muro
della cinta esterna del
castello, ovvero sopra il garage
costruito a suo tempo
dall’arciprete Stanizzi. È un
piccolo crollo, ma la sua
riparazione eviterebbe ulteriori
cedimenti e costituirebbe una
“continuità” con il muro a
fianco, ricostruito anch’esso da
Don Andrea Stanizzi. Si
eviterebbero così possibili
pericoli per i passanti. Il
costo sarebbe veramente
insignificante: un sacchetto di
cemento, un pò di sabbia e
quattro pietre reperibili sul
posto. A proposito della
reperibilità del materiale, cioè
le pietre, bisogna premettere
che la cosa migliore sarebbe
quella di reperirlo sul posto,
cioè dai “muri” ormai cadenti e
pericolanti delle vecchie chiese
quali la Sanità e le numerose
catapecchie. Lo
sfruttamento di queste “cave”
gratuite offrirebbero materiale
locale e soprattutto d’«epoca»
- che è non poca cosa - ed
allo stesso tempo eliminerebbero
mura che ormai, in un certo
senso, deturpano il nuovo
ambiente creatosi intorno a
loro.
A_2: L’ARCO
ARCO ATTUALE |
ARCO RICOSTRUITO CON
LA MERLATURA |
Attraverso il cosiddetto “arco”,
dagli alloggi del castello ci si
immetteva direttamente alla
cattedrale. Ancora oggi, la
parte frontale del passaggio
viene ricordata dagli anziani
come la “casa del vescovo”, cosa
che del resto è citata anche
nelle relazioni vescovili
di Belcastro. Però, il fatto che
in nessuna delle relazioni
- che iniziano dal 1596 e
che sono molto minuziose nelle
loro descrizioni - si
parli di questo passaggio fa
intendere chiaramente che esso
preesisteva ancor prima di
quella data e, quindi, si può
dedurre la sua costruzione in
epoca medievale. Nei grandi
castelli, oltre all’usualità di
costruirvi anche la chiesa
madre, questo tratto di strada
- compresso fra le alte mura
della chiesa e quelle della
cinta - costituiva una
specie di budello difensivo che,
in caso di assalto, comprimeva
il transito delle truppe
assalitrici privandole così di
ogni movimento e, quindi,
esposte al tiro degli assediati.
È anche probabile che l’arco
fungesse da separazione ai due
accessi del castello: quello del
Biliardo e quello della via
Grecia. Conseguentemente, l’arco
avendo anche una funzione
militare era sicuramente
merlato, come nella
ricostruzione della foto in
alto. Il ripristino dei
merli (oltre a ricostituire
il passaggio originario) lo
renderebbe molto suggestivo. Non
essendo certamente previsto nel
progetto di restauro, e tenuto
conto della spesa molto
limitata, si potrebbe chiedere
benissimo una variante al
progetto stesso.
A_3: IL SOFFITTO DELL'ARCO
A_4: LA MERLATURA
Il muro della foto a sinistra
era sicuramente la prosecuzione
della cinta del castello e,
quindi, era anch’esso merlato e,
quindi, un progetto restituivo
si renderebbe necessario. La
merlatura di questo muro,
inoltre, renderebbero la vista
della chiesa più consona ad una
veduta medievale, oltre che più
coinvolgente. La cosa che si può
fare al presente è
l’eliminazione del muretto di
cemento in basso (foto a destra,
freccia rossa) o quanto meno la
sua copertura in calce colorata,
ed il riempimento delle crepe in
basso (frecce verdi), in modo da
saldare il muro ai massi.
Inutile dire che il lampione a
colonna è una bruttura e,
quindi, dovrebbe essere
sostituito da una lampione da
muro.
La prima foto (B_1) ritrae
l’entrata così com’è oggi. In
origine, invece, l’accesso era
delimitato dal muro di cinta del
castello che, partendo dalla
torre della Grecia, della quale
si nota ancora il basamento
quasi circolare (seconda
foto a destra, freccia rossa),
si prolungava (stessa foto,
frecce nere) fino alla casa di
Agazio e poi, da quest’ultima,
proseguiva fino all’altra torre
che impropriamente chiamiamo
Turra Mastra (torre
maestra).
B_1: L’ENTRATA DI VIA GRECIA
B_2: LA TORRE DI VIA GRECIA
RIFACIMENTO STRADA
DI ACCESSO CON
MURETTO DI SICUREZZA
ED ELIMINAZIONE
MASSI |
Nella foto è stata ricostruita
anche la torre che, ovviamente,
non può essere ricostruita; ma
la continuazione del muretto
(frecce verdi), anche sul
tuttora esistente perimetro
torriero sarebbe una cosa
utile sia per la sicurezza dei
visitatori sia perla
veduta a sinistra evidenzia la
necessità della costruzione di
un muretto ad altezza
d’uomo rivestito in pietra
(prima freccia nera in basso),
necessario per la sicurezza
della strada. Il muretto, oltre
a “disegnare” il percorso,
eviterebbe eventuali cadute di
pietre o terriccio sulla strada
sottostante. Ovviamente i due
lampioni dovrebbero essere
ricollocati all’esterno del
muretto per recuperare altro
spazio che ci sarà utile, come
vedremo di seguito. Inoltre, l’eliminazione
dei massi (frecce rosse), la
cui funzione oggi è inutile,
creerebbe più spazio alla strada
che, durante le manifestazioni,
potrebbe essere utilizzata con
comodità per processioni, corse
podistiche intorno al castello
o, addirittura, per corse di
cavalli (tipo Palio, cortei,
ecc.); lo spostamento dei
lampioni o la ricollocazione
sul muretto sarebbe necessario,
oltre che per una questione
estetica, soprattutto per la
sicurezza delle manifestazioni
(specie quelle di velocità) in
quanto essi potrebbero
rappresentare degli ostacoli.
Questo tratto, dal lato
superiore della strada potrebbe
essere sistemato a finti
gradoni (foto B_3 e B3.2),
per offrire agli spettatori, un
buon ed agevole numero di posti.
Noi siamo convinti che le
persone, durante la
manifestazione non si devono
accalcare solo nello spiazzo
centrale del castello, ma
sistemarsi equamente, su
opportuni terrazzamenti, intorno
la castello, del quale non deve
rivivere solo il cortile, ma
tutto il complesso.
un futuro progetto di un piccolo
accenno ricostruttivo della
torre. La spesa economica del
muretto sarebbe pure modesta
perché si tratterebbe di
reperire pietre che si trovano
in loco.
IL BASTIONE
Originariamente, lo spuntone di
muro che si vede nella foto B_3
era una specie di bastione che
collegava la torre della via
Grecia al mastio (B_3.2). La
chiesetta ad esso addossata,
infatti, è posteriore. Tant’è
che, se si fa ben attenzione,
essa “taglia” in maniera molto
brusca proprio la linea muraria
che difendeva la parte più
interna del castello. La
costruzione originaria della
chiesa (risalente al 1334),
evidentemente, era in altro
luogo o in posizione più
arretrata rispetto all’attuale
che, crollata anch’essa durante
il terremoto del 1638, fu poi
avanzata verso l’esterno,
tagliando appunto la vecchia
cinta muraria anch’essa crollata
per il sisma.
Le foto in basso mostrano il
recupero del “bastione”
in due modalità (B_3.1 e B_3.2),
di cui la prima (foto B_3.1) è
la più fattibile. Le foto B_3.1
e B_3.2 mostrano due modalità di
restauro: la prima (abbastanza
fattibile) ricostruisce l’angolo
murario (il cui interno
dovrebbe essere eliminato da
tutto il terriccio: vedi foto
C_4 ) e parte del muro fino al
mastio. La seconda, seppure non
realizzabile, è una
ricostruzione ideale del muro
merlato originario fino al
mastio. Nella foto B_3 è
indicata la frantumazione dei
massi e l’asportazione
del terriccio (frecce
gialle) caduti a causa del
terremoto o creati dall’uomo
come i blocchi di cemento, in
primo piano(foto B_3.2).
L’eliminazione di questo
materiale risanerebbe questa
parte importante di castello con
una sistemazione dello spazio
creato a terrazzamenti,
creando così altri spazi per gli
spettatoti, oltre che ad
allargare l’attuale sentiero in
una vera e propria strada adatta
per processioni e/o altre
manifestazioni.
Ferma restando l’eliminazione
dei massi (indicati dalle
frecce rosse), sarebbe anche
opportuno asportare il
terriccio (indicato dalle
frecce gialle); oppure,
sistemarlo a gradoni
rinforzati, in modo da creare
spazi per gli spettatori, come
si è detto prima. Il
collegamento di questo bastione
alla torre centrale è dimostrato
dai pochi resti murari, visibili
tutt’ora, nella foto C_3, frecce
rosse. Con un progetto futuro,
occorrerebbe scavare
opportunamente fino alle
fondamenta dello spuntone ed
eliminare tutto il materiale
caduto, rinforzandolo con
“punture” di cemento.
La cosa fattibile attualmente è
l’eliminazione dei massi (frecce
rosse) e magari una sistemata a
gradoni del terriccio (frecce
gialle).
B_4
Da lato ovest del bastione,
sarebbe opportuno un piccolo
intervento che ricolleghi la
piccola parte crollata alla
chiesetta, come nelle due
foto sottostante. Ovviamente
anche qui bisognerebbe eliminare
lo sterro sia per bonificare
l’angolo sia per costruire
spazio agli spettatori. Inoltre,
sarebbe anche utile riparare la
scaletta e la sua parte di
parete esterna, come nella foto
a destra.
Le
foto di questo gruppo riguardano
l’accesso al mastio, difeso dal
muro sottostante, ancora in gran
parte esistente. La modifica di
questo muro prevede due
possibili soluzioni: la prima
foto (C_1) ritrae il muro
attuale; la seconda (C_2) e la
terza (C_3) si riferiscono a due
ipotesi di restauro. Quella
fattibile è, ovviamente, la
seconda, vale a dire
l’allineamento verticale del
muro d’entrata (C_2, frecce
rosse). Naturalmente, dovrebbe
essere rifatta anche la scala in
pietra che immetteva al mastio
(C_2). La seconda ipotesi (C_3)
è una ricostruzione più completa
della porta di entrata con la
merlatura, vista dalla parte
interna, com’era
originariamente. La foto C_4
mostra l’entrata vista dal
cortile.
C_1
FOTO ATTUALE |
C_2
RICOSTRUZIONE
PARZIALE DEL MURO |
C_3 |
C_4 |
ALTRA IPOTESI DI
RICOSTRUZIONE VISTA
DALL’INTERNO
|
VEDUTA DAL CORTILE |
Inoltre, nella foto C_3, in
primo piano, vediamo chiaramente
la continuazione del muro che
congiungeva la torre della via
Grecia al mastio (frecce rosse),
della quale se ne è parlato
anche nelle foto del gruppo B. L
C_5
La
foto C_5 mostra il rifacimento
dei gradini (da fare con le
“basole”di scale e finestre
esistenti nelle molte case
disabitate e cadenti). Sullo
sfondo si vede parte del muro
(tre frecce nere, in alto) che
congiungeva la torre della via
Grecia con il mastio (foto
B_3.2).
Il recupero della scala è
necessario per un agevole
accesso al mastio.
Le due frecce nere (centro della
foto) indicano il materiale
all’interno dello spuntone
angolare, cadutovi durante il
terremoto e, quindi, la sua
eliminazione sarebbe più che
necessaria.
Sarebbe anche opportuno
collocare, almeno una copia,
della magella del pozzo; quella
originale dovrebbe essere
collocata nel museo
archeologico.
Proseguendo il “percorso” e
rimanendo ancora nel cortile del
castello, si notano i resti di
un magazzino crollato (D_1), del
quale esiste ancora una parte di
volta.
D_1
FOTO ATTUALE
Probabilmente era adibito a
deposito o prigione (freccia
rossa), perchè la parete di
fondo è costituita in parte da
un masso sporgente e, quindi, si
può ipotizzare un locale non ad
uso abitativo, ma probabilmente
a deposito o, tutt’al più a
prigione del castello. L’altezza
non deve trarre in inganno
perché l’attuale livello del
suolo non è quello originario.
Il muro indicato con le due
frecce nere (D_1) si congiungeva
alla parte di tetto indicato con
la freccia rossa che, di
conseguenza costituiva una
specie di terrazzino.
Il suo rifacimento parziale
(foto D_2), con opportuni
accorgimenti, potrebbe
costituire (con il tetto rifatto
e ricongiunto al muro con la
freccia rossa) uno degli spazi
occorrenti per gli spettatori
durante gli spettacoli. La terza
foto (D_3) rappresenta come,
probabilmente era
originariamente; ma è solo
un’ipotetica ricostruzione
Le foto D_2 e D_3 indicano, la
prima, come potrebbe essere
recuperato in futuro il locale,
sia per dare un’immagine più
completa di com’era il cortile e
sia perché il suo tetto potrebbe
offrire più spazio per gli
spettatori o utilizzato per
scene inerenti le
manifestazioni.
Inoltre, la terza freccia in
alto della foto D_3 (parte
colorata in marrone chiaro) fa
vedere il camminamento intorno
al mastio e del quale ne
parleremo in seguito.
Dalla parte sinistra della
stessa foto D_3 si nota il muro
che dovrebbe collegare il
“Biliardo” a quello del “Cuore”.
D_2
|
D_3
|
Le due foto indicano, la prima,
come potrebbe essere recuperato
in futuro il locale, sia per
dare un’immagine più completa di
com’era il cortile e sia per
offrire più spazio per gli
spettatori.
Inoltre, la terza freccia in
alto della foto D_3 (parte
colorata in marrone) fa vedere
il camminamento intorno al
mastio e del quale ne parleremo
in seguito.
Dalla parte sinistra della
stessa foto si nota il muro che
dovrebbe collegare il “Biliardo”
a quello del “Cuore”.
Le quattro foto che seguono
riguardano il corpo centrale,
cioè il mastio. La prima (E_1) è
una vecchia foto di grande
importanza dalla quale si
possono trarre diverse
testimonianze. Innanzi tutto
mostra chiaramente che il mastio
era merlato (cosa che nel
restauro precedente, anziché
recuperare i merli o parte di
essi, sono stati quasi
completamenti e ignorantemente
mutilati!). Poi si nota che le
finestre erano quadre e non a
volta (come, invece, risultano
essere oggi). Inoltre, sul lato
destro (sempre della foto E_1)
vi sono l’entrata della sala di
ricevimento e quella del piano
superiore (frecce gialle).
Attualmente, la finestra da
quadra è diventata a volta (con
forte contrasto con quella
originale in alto del lato
nord); le due entrate sono
sparite (foto E 2_3) ed il
balcone di un tempo è diventata
la nuova porta di accesso. Le
due entrate furono chiuse con
mattoni al tempo di don Stanizzi
perché, come si vede, il loro
crollo stava per far cadere
anche la parte di muro
soprastante e, l’entrata al
castello fu spostata -
sempre da don Stanizzi -
dove vi era il balcone. Il
restauro che seguì (con molta
oculatezza!) non se ne
rese conto e lasciò l’entrata
creata dall’arciprete. Ma se gli
addetti a quel restauro, anziché
dare frettolosamente una mano di
calce sui mattoni, si fossero
documentati con un certo
scrupolo e dovere professionale
- come in ogni restauro è
previsto – oggi avremmo un
restauro giusto e appropriato,
anziché farraginoso e privo di
metodo restaurativi. Ci si
augura che, con quello attuale,
si possa riparare alle malefatte
almeno la quadratura delle
finestre e, soprattutto con il
ripristino della merlatura.
Inoltre, il primo restauro del
mastio non previde la sua
fruizione con la costruzione di
una scala, ma è come appare al
visitatore (E_2): bello, alto e
svettante, ma… irraggiungibile!
Si guarda ma non si tocca!
La foto E_1 è una testimonianza
visiva di quanto abbiamo detto.
Essa ritrae il mastio ed il
cortile all’epoca in cui era
parroco don Andrea Stanizzi,
quando cioè non era stato fatto
ancora alcun restauro. Vi erano
i merli alcuni dei quali ancora
integri (adesso minati!).
Qualcuno, all’epoca, per
giustificare lo scempio, disse
che la Sovrintendenza aveva
fatto notare che, l’architettura
normanna non prevedeva torri
merlate e, quindi, quelli che
c’erano si dovevano abbattere. A
mio parere, se la cosa
rispondesse al vero la
Sovrintendenza avrebbe detto una
gran cavolata; ma siccome non fu
così, la baggianata la disse
questo qualcuno: il Meridione è
disseminato di castelli normanni
con merlature! Continuando ad
esaminare la foto, si vede
benissimo che, nella facciata in
alto, la finestra era quadra (e
non a volta). Più sotto (sempre
in foto E_1) si vede un’altra
apertura
(attuale entrata) che, avendo
la parte superiore a volta, può
presumersi fosse un balcone. Le
2 frecce gialle indicano le due
entrate ai piani del mastio:
quella in basso, alla sala di
ricevimento e quella più in alto
alla sala da notte.
In primo piano (frecce verdi),
il materiale di riporto fattovi
portare da
don Andrea per livellare tutto
il cortile.
Tale materiale dovrebbe essere
asportato e, con diversi
sondaggi, potrebbe venire fuori
qualcosa, dato che il terremoto
del 1638 non diede modo di
evacuarlo.
E_3
Il mastio è la parte più alta
del paese e dal quale si
potrebbe ammirare tutto il
panorama; quindi, il suo interno
(come pure quello del
“Biliardo”) dovrebbe agevolmente
essere raggiunto dai visitatori:
non deve essere soltanto
guardato da lontano, ma deve
essere anche fruibile. La foto
(E_3) mostra, in primo piano, la
ricostruzione di una scalinata
in pietra (materiale
reperibilissimo in loco e,
quindi, poco costoso)
ringhierata in ferro
antichizzato (e non di rami
d’albero). Sarebbe più
appropriato un muretto, almeno
nella parte bassa (com’era
originariamente) che, rispetto
al legno, si conserverebbe nel
tempo. Inoltre, occorrerebbe
ripristinare il camminamento
(vedi foto del gruppo G), del
quale si è accennato nella foto
D_3, la cui base è ancora
presente per la sua maggior
parte di tutto il suo percorso.
In tal modo il visitatore
avrebbe la possibilità di
girarvi intorno e di una vista a
360 gradi. Esso potrebbe essere
ringhierato intorno al mastio.
Inutile dire che, se in pietra,
ripristinerebbe quello
originario.
La
foto accanto mostra una
“panoramica” ideale dal cortile
A
sinistra si nota anche la
ricostruzione della porta
d’ingresso principale (freccia
nera) della quale rimane un
piccolo pezzo di muro dalla
parte del “Biliardo” (freccia
rossa).
Naturalmente si tratta di una
pura e semplice ricostruzione;
ma se in un futuro prossimo si
dovesse fare un progetto di
“ricostruzione” e non
“conservativo” - cosa
possibilissima - il
ripristino dell’entrata
riporterebbe quasi allo stato
originario l’ambiente del
cortile e creerebbe un vero
ambiente castellare. Quello che
invece si può fare oggi è la
ricostruzione della merlatura,
oltre a quella del mastio, del
grande muro (frecce gialle) che
sovrasta il cortile del
castello. Con il ripristino
della merlatura di questo muro
si potrebbe ricavare anche un
grande spazio sicuro per gli
spettatori durante le
manifestazioni.
Le foto che seguono riguardano
il restauro del cosiddetto muro
del “Cuore”. Intanto c’è da fare
osservare che il livello del
cortile non era come quello
attuale, ma di circa un metro
più profondo e, dal lato della
chiesa, era altrettanto più
alto. Come si è detto, fu
livellato dall’arciprete
Stanizzi con materiale di
riporto proveniente dalle
ristrutturazioni delle case del
paese, a quell’epoca in pieno
boom edilizio (nella foto E_1 in
primo piano sono visibili i
cumuli di sterro).
La prima foto sottostante (F_1)
ci mostra diverse cose sia sul
livello del cortile sia sui
piani delle abitazioni che si
trovavano a ridosso della cinta
muraria interna. Ai piedi del
muro si nota una serie di buchi
dentro i quali erano fissati le
travi e ciò fa intendere che al
di sotto di questi buchi vi era
un pavimento in legno e, siccome
quello al piano terra, all’epoca
era pavimentato con malta, ciò
ci induce che il livelli del
piano terra non poteva essere al
pari della prima serie di buchi
ma molto al di sopra; quindi si
presume un altro piano al di
sotto dei primi buchi: almeno un
seminterrato!. Poi, fra la prima
serie di buchi e quella più in
alto vi era un altro
(probabilmente un mezzanino,
molto diffuso all’epoca). Ancora
più su, quello superiore, cui
soprastava l’immancabile
soffitta (chijancàtu). Il
cosiddetto “Cuore” altro non era
che un semplice balcone del
piano superiore. La messa in
sicurezza di questo muro
dovrebbe iniziare dalla sua
sinistra con un rialzo (indicato
dalla freccia rossa nella foto
F_2) a mezza altezza:
attualmente, la mancanza del
muretto protettivo costituisce
un grave pericolo, specie per i
ragazzi; oltre ad evitare
probabili pericoli per le
persone, costituirebbe anche una
continuità perimetrale del muro
stesso verso la sua sinistra.
UN CUORE RITORNATO… BALCONE SU
BELCASTRO
Si è detto che il “cuore” in
origine era un balcone che si
affacciava sul paese sottostante
e, precisamente, sui rioni S.
Nicola, Castellaci e Fralemura.
Pertanto, l’attuale progetto,
oltre che di messa in sicurezza,
potrebbe essere facilmente
“restituivo” in modo da
recuperare il balcone
originario. Tale modifica non
comporterebbe quasi alcuna
spesa, se non quella irrisoria
dell’impalcatura in ferro. In
questo modo il balcone
diventerebbe un punto di
osservazione sul paese
sottostante, cui si potrebbe
accedere con una scaletta (in
ferro o in pietra – per
quest’ultima vedi foto F_4) di
pochi gradini che, salendo dallo
spiazzetto della statua di S.
Tommaso, scende dalla parte
opposta, dando così la
possibilità di affacciarsi dal
balcone, protetto con una grata
esterna in ferro (freccia rossa)
- per tutta la sua altezza -
in modo da evitare eventuali
pericoli (foto F_3). L’affaccio
di questo balcone sul paese
sottostante offrirebbe una
veduta spettacolare e molto
coinvolgente. I due sedili
laterali (frecce blu), come in
effetti ogni balcone dell’epoca
aveva, offrono anche una veduta
rilassante.
F_4 SCALA BALCONE E SCALA
“BILIARDO”
Ricostruzione del muro del
“Cuore” con scala in pietra e
continuazione dello stesso muro
fino al
“Biliardo” con
scaletta in ferro o in muratura.
Questa foto (e quelle seguenti)
riguardano ancora un altro
restauro del muro del “Cuore”
con un muretto basso.
La foto mostra il muretto
(freccia rossa) ad altezza
d’uomo fino al “Biliardo”.
L’entrata è regolata da un
cancello (cosa opportuna),
indicato con la freccia azzurra
verticale, mentre le altre
indicano:
-
Le due
bianche in basso, la costruzione
del deposito o carcere che
abbiamo visto prima;
-
la freccia
nera orizzontale indica un
muretto di sostegno (che
dovrebbe rinforzare quello
sovrastante) perché ormai è
privo di calce e quindi prossimo
al crollo.
-
la freccia
arancione obliqua e la parte
arancione indicano il muretto
intorno al camminamento del
mastio che dovrebbe proteggerne
il percorso (del quale se ne è
parlato nel commento della foto
E_3).
Le due foto sottostanti (F_7 ed
F_8) ricostruiscono anch’esse il
muro Cuore-Biliardo, al quale
ultimo si accede con una scala
in ferro o in pietra, com’era
originariamente. Infatti, il
tetto del Biliardo è ancora
integro e non presenta alcuna
apertura che conduce
dall’interno al tetto, salvo
buco tuttora esistente che
- data la sua ristrettezza -
probabilmente serviva da canna
fumaria; di conseguenza
l’accesso al tetto doveva essere
necessariamente esterno, cioè
tramite una scala.
MURO
CUORE-BILIARDO |
MURO CUORE-BILIARDO
SCALA PER ACCESSO AL
TETTO DEL “BILIARDO” |
Quest’altra ipotesi di muro è
stata elaborata solo per creare
un maggiore senso dell’idea di
castello. Infatti, ogni cortile
di castello era sempre un
ambiente chiuso e, quindi, la
foto cerca di ricreare tale
“atmosfera” ricostruttiva, anche
se è solo una ricostruzione.
Le ultime tre foto riguardano il
“Biliardo”, che era a difesa
dell’entrata principale del
castello.
Le due foto mostrano il Biliardo
con la merlatura rifinita, il
cancello e il muretto di
sicurezza. A sinistra delle due
foto è ricostruito uno spezzone
di muro necessario come supporto
per il cancello. Il muretto di
sicurezza sarebbe molto utile
per eventuali cortei, corse di
cavalli, podistiche, ecc.: così
com’è (foto F_10) si
rischierebbe di cadere sotto. Vi
è poi la necessità del cancello.
Il castello, non essendo
sorvegliato, è spesso oggetto di
atti di vandalici (vedi rottura
lampioni, fontanelle, ecc.),
oltre il fatto che, presentando
anche luoghi scoscesi, potrebbe
costituire ugualmente pericolo.
L’accesso, quindi (anche per
preservare le autorità),
dovrebbe essere salvaguardato.
Occorrerebbe, perciò, costruire
uno spezzone di muro (sinistra
delle due foto) da servire come
stipite per il cancello: dalla
parte del Biliardo esiste già e
basterebbe soltanto un
restaurarlo un po’, in modo che
il cancello sia centrale e non
laterale.
Le foto del sottostante gruppo
“G” riguardano la parte finale
(o iniziale, a seconda da dove
si entra) del “percorso”.
La prima foto (G_1) ritrae lo
stato attuale del tratto di muro
che, originariamente, partendo
da sotto il mastio si
congiungeva all’entrata (foto
G_1, frecce rosse), mentre dalla
parte interna del cortile (foto
G_2, frecce rosse) si
congiungeva al muro del locale
che prima abbiamo chiamato
“deposito” o “carcere” (vedi
foto D_1 e D_2). Il recupero di
questi tratti di muro (G_1 e
G_2, segnati con le frecce
rosse) è necessario in quando dà
l’«impronta» visiva del percorso
ideato e sarebbe il naturale
“continuum” dell’altro tratto di
muro interno, oltre a creare
altro spazio utile
La foto G_3 - oltre a far
vedere (in alto) gli spezzoni di
muro che costituivano il
camminamento intorno al mastio
(frecce rosa) e la copertura del
muro di cemento (frecce nere)
costruito all’epoca di Felice
Grande e come dovrebbe oggi
essere ricostruito (frecce
rosse) - indica anche la
ricostruzione della parte
iniziale del muro (adesso
crollato) verso l’uscita (foto
G_1), così come riportato nelle
foto G_4 e G_5.
Tipo di camminamento intorno al
mastio, in alternativa a quello
in muratura.
|
Rinforzando il
camminamento già
esistente (frecce
rosa) e ricostruendo
i pochi tratti
mancanti, con una
“passerella” (foto
in alto a sinistra)
si potrebbe
ripercorrere il
percorso originario |
|
|
|
|
G_4
COSTRUZIONE DEL
PRIMO TRATTO DI MURO |
COSTRUZIONE DEL
SECONDO
TRATTO INTERNO
DI MURO |
La ricostruzione del muro, oltre
a mettere in sicurezza i massi
soprastanti, creerebbe altro
spazio per il pubblico
abbastanza ampio. In più
eliminerebbe una visuale
fatiscente e completerebbe il
percorso da noi immaginato. Ma
la cosa importante e utile
sarebbe lo spazio creato per gli
spettatori, dato che il cortile
del castello - come si è
detto all’inizio -
dovrebbe essere utilizzato solo
dagli attori delle
manifestazioni che dovrebbero
avere a disposizione quasi tutto
lo spiazzo.
Oltre a cortei e manifestazioni
di gruppi, si potrebbero tenere
altre manifestazioni in costume
che richiedono pochissima spesa,
come gare individuali e di
squadra di tiro con l’arco, tiro
con la lancia, duelli medievali
e tanti altri, i quali, per il
loro svolgimento, abbisognano di
gran parte (se non quasi tutto)
dello spazio del cortile.
Creando, quindi, spazi sparsi al
di sopra del cortile, gli
spettatori sarebbero in massima
sicurezza e tutto il cortile
potrebbe essere utilizzato per
le manifestazioni. Creando
spazi al di sopra del cortile,
le corse di cavalli intorno al
castello o le manifestazioni
equestri o di abilità dentro il
corsile non creerebbero alcun
pericolo per gli spettatori, che
si troverebbero ad una certa
distanza ed altezza di
manifestazioni pericolose.
Le tre foto che seguono
riguardano il muro di cemento
(G_6) costruito per sostenere la
parte soprastante che, negli
anni Sessanta, stava per
crollare. Il taglio dei ferri
sporgenti - che
rappresentano un pericolo -
e la sua copertura in pietra
eliminerebbero la vista del
cemento che, per i tempi
odierni, rappresenta una vera e
propria bruttura. Inoltre, le
frecce rosse (G_6, G_7 e G_8)
rappresentano con evidenza il
percorso (anch’esso merlato)
alla base del mastio: la
funzione era l’ultima difesa
esterna del mastio. Il
ripristino di questo muro,
quindi, non è una cosa
inventata, ma da ricostruire in
qualche modo, sia per la
sicurezza dei visitatori sia
perché offrirebbe al turista
l’occasione di girare da una
parte all’altra del mastio
stesso e di ammirare il panorama
da tutti i lati, senza scendere
o salire da una parte all’altra.
ALCUNE FOTO DEL CASTELLO
RICOSTRUITE
COME SI PRESENTAVA IL CASTELLO
PRIMA DEL TERREMOTO
Per la Chiesa dell’Annunziata ci
si augura che tutto il suo
perimetro sia recintato da muri
al fine di evitare l’accesso
“selvaggio” e che anche la torre
campanaria possa essere
raggiunta fino alla guglia, da
dove poter guardare il panorama
sottostante. Inoltre, sondaggi
sotto la pavimentazione
dell’abside e dello spiazzo
antistante, che un tempo era il
suo pavimento, potrebbero
rivelare … sorprese.
Il
rosone frontale, per di evitare
l’entrata di polvere durante le
giornate ventose oppure essere
dimora di “corpi estranei”
(colombi e/o nidi), dovrebbe
essere dotato di una chiusura in
vetro; mentre nella nicchia
soprastante farebbe certamente
bella figura un mosaico
dell’Annunciazione stile
seicentesco (un tempo custodiva
un affresco o bassorilievo).
Ovviamente, dovrebbe essere un
mosaico non nostrano, ma
commissionato agli artisti del
Vaticano. Per il suo
finanziamento si dovrebbero
adoperare i fedeli e la
Parrocchia.
Inoltre, l’esterno dell’abside,
al posto del prato, dovrebbe
essere pavimentato con
mattonelle di tufo nostrano (vi
sono anche nelle nostre zone) e
quadrangolare (cm 20 x 20), come
si fabbricavano a quell’epoca e
non di cotto normale, seppure
antichizzato, di 20 x 30 o 30 x
40.
Con il tracciato di questo
“percorso” turistico si è
cercato di dare una piccolo idea
di come si possa immaginare il
castello di Belcastro e
l’Annunziata; alcune vedute
possono essere realizzate
durante l’attuale restauro, per
via della modica spesa (vedi
foto: A1, A3,C1, C2, F2, F3 solo
balcone, ) con restauri
restituitivi possono essere più
o meno realizzate con future
progettazioni; molte altre
rimarranno “cartoline” per via
dei vincoli che regolano i
restauri.
Ciò non toglie che, per futuri
progetti, non si debba tener
conto di alcune delle idee fin
qui esposte. L’importante che si
tenga presente che ogni
intervento non debba essere più
conservativo ma restituivo, in
modo che sia preparatorio a
quello seguente e “realizzato”
con in mente la globalità di
tutto il perimetro del castello:
con tale sequenza progettuale si
risparmiano soldi e si esegue
un’opera che può benissimo
essere considerata parte della
globalità castellare.
Per esprimere meglio tale
concetto, prendo ad esempio il
restauro del muro del “cuore”.
Personalmente sono dell’idea che
tale restauro, per essere
completo, non dovrebbe soltanto
conservare l’attuale forma
(cuore), ma dovrebbe essere
ricondotta all’origine, cioè
restituita a balcone, fruibile
dai visitatori. Si può obiettare
che i fondi non permettono la
realizzazione completa di
restauro in tal senso, perché la
scala comporterebbe una spesa
non prevista nel progetto. Bene.
Allora si potrebbe restaurare il
muro ed il “cuore” dando a
quest’ultimo, però, la forma di
balcone, come originariamente
era. La scala si potrebbe
aggiungere con un futuro
progetto. Una volta attuata la
cala con il futuro progetto, il
balcone potrebbe offrire la sua
funzione per la quale fu
previsto e costruito. Il “cuore”
così com’è a cosa servirebbe? A
far vedere una forma
caratteristica di un balcone
crollato che somigli ad una
specie di cuore? Essa potrebbe
essere caratteristica, ma a cosa
servirebbe? Ad essere …
cartolina: guardata da lontano
ma non toccata! Il balcone,
oltre ad un restauro
appropriato, servirebbe a farvi
salire le persone e renderle,
così, partecipi della funzione
per la quale fu creato; quindi,
a svolgere nuovamente, dopo
secoli, la sua funzione,
tornando a rivivere e non ad
essere una vaga forma di cuore …
tipo cartolina!
Un
grazie sentito a chi ha avuto la
grande pazienza di aver guardato
tutto ciò.
ESEMPI DI RESTAURO
RESTITUTIVO NEL
CASTELLO DI CIVITA
SUPERIORE (CB) |
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CASTELLO LORITELLO
DI CIVITA
RICOSTRUZIONE DI
MURO CON INGRESSIE
FINESTRE |
CASTELLO LORITELLO
DI CIVITA
RICOSTRUZIONE DI
SCALA E FINESTRA |
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Il castello prima
del restauro, privo
di tetti e delle
parti ricostruite a
seguito del
restauro, tutt’ora
in corso |
La parte centrale
del castello quando
era ancora un ovile!
|
La
chiesa del castello
prima del restauro |
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Il RESTAURO
DELCASTELLO DI
ROCCELLA |
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La foto a destra
mostra la posa dei
tetti (frecce nere),
la cui superficie
corrisponde al
triplo di quella del
mastio di Belcastro.
La freccia azzurra
indica la
ricostruzione di un
muro ancora in fase
di restauro; mentre
la freccia verde
mostra la
ricostruzione della
strada di accesso,
prima inesistente.
Le frecce rosse
fanno vedere la
costruzione di un
muro che immette al
castello, cosa che
si dovrebbe fare
anche per quello di
Belcastro dal lato
della via Grecia. In
tal modo si
amplierebbe anche la
larghezza della
strada, al posto
dell’attuale
sentiero.
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ALTRA VEDUTA DEI
TETTI E RESTAURO
CAMPANILE DELLE
CHIESA |
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ALCUNI INTERNI
RESTAURATI |
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Balcone ricostruito
La freccia rossa
indica la
ricostruzione
laterale del balcone
con mattoni pieni
odierni: il loro
colore è offuscato
per il
rimpicciolimento
della foto stessa.
Le
frecce azzurre
dimostrano l’uso
delle finestre
quadrangolari, come
quelle del mastio di
Belcastro. |
ALTRI RESTAURI IN
CORSO NEL CASTELLO
DI ROCCELLA |
|
Facciata quasi
come … in origine:
le frecce rosse
indicano la
ricostruzione dei
lati delle finestre
del piano superiore
con mattoni pieni
odierni.
In basso a sinistra
(freccia nera) si
notano i ponteggi
per il rifacimento
della volta.
Ma, soprattutto, di
fronte, spicca una
scala non
“conservativa”, ma
totalmente nuova!
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CAMMINAMENTO SOTTO
LA TORRE DI
PIZZOFALCONE |
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Analogo camminamento
si potrebbe adottare
per quello alla base
del mastio di
Belcastro |
21
MAGGIO 2007
Raffaele Piccolo
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