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A PROPOSITO DI RESTAURI …

di Raffaele Piccolo

 

Personalmente sono del parere che lo sviluppo turistico di Belcastro sia una  - se non la sola -  delle vie percorribili verso un miglioramento socio economico del paese, sia perché ne ha tutte le potenzialità e caratteristiche sia perché è la strada meno difficile da percorrere: i suoi beni architettonici non sono pochi per un paese piccolo come il nostro (i centri vicini ne sono addirittura privi) e l’erogazione di contributi governativi, in favore dello sviluppo turistico, offre buone possibilità (a finanziare anche le attività del Ministero dei Beni culturali, oltre tutte le altre entrate, compresa l’Unione Europea, concorrono perfino le entrate del Lotto che, per gli anni 2004-2006, sono state di ben 332.005.549,02 di euro).

Ovviamente, volano di questo sviluppo dovrebbero essere certamente il castello (la cui messa in sicurezza si sta ultimando, ma occorrerebbe attuarla con una certa lungimiranza progettuale; l’ex cattedrale (ormai completata, della quale però si sta ormai perdendo un importante affresco); il palazzo Poerio (la cui logistica dovrebbe essere ripensata per una migliore utilizzazione dei locali); la chiesa della Pietà (anch’essa ultimata; ma occorrerebbe ancora il restauro della facciata e del portale della casa canonica); la chiesa dell’Annunziata (il cui restauro ci si augura sia eseguito in maniera funzionale e soprattutto fruibile).

Intorno a questi beni già esistenti dovrebbero ruotare altre iniziative, come la creazione non di uno ma di ben tre musei: contadino, diocesano e archeologico; la realizzazione di una pinacoteca (cosa fattibilissima attraverso richieste a Enti, mostre e concorsi di pittura); il pieno recupero del centro storico con progetti mirati finanziati dalla Comunità Europea (il che creerebbe lavoro e sostegno economico per i molti giovani disoccupati) ed in ultimo l’incoraggiamento attento (da parte delle Autorità e di associazioni da creare) allo sviluppo ricettivo, per una degna accoglienza dei visitatori.

Questi “richiami” per i numerosi e vicinissimi villaggi turistici sottostanti dovrebbero, ovviamente, essere supportati da altre attività ed iniziative di contorno quali, innanzi tutto la pubblicità, manifestazioni varie e adeguate strutture ricettive, in modo che i turisti, oltre che per gli edifici, siano attratti anche dalle manifestazioni folcloristiche, religiose, ecc.

Ovviamente tutto ciò richiederebbe molto tempo ma, soprattutto, dedizione, competenza e voglia di fare. In tal senso, Belcastro diventerebbe la “bomboniera” turistica del circondario!

So benissimo che ciò che ho detto fin qui potrebbe far pensare ad utopie, però vorrei esprimere meglio quanto detto, anche per fugare ogni perplessità sulla realizzazione delle cose elencate.

L’ex cattedrale e la chiesa della Pietà sono ormai completate, salvo la gravissima pecca degli affreschi che purtroppo, per i soliti motivi di inerzia (e non di possibilità/impossibilità) andranno perduti. Quindi rimangono la ristrutturazione logistica di palazzo Poerio, il castello e la chiesa dell’Annunziata, il centro storico (che, ovviamente, richiede tempi lunghi e progetti mirati), la pinacoteca ed i musei.

Partiamo da questi ultimi. Si dice da tempo che nel piano terra di palazzo Poerio dovrebbe essere allocato un museo etnologico e l’idea è ottima ma, secondo il mio convincimento, questi locali dovrebbero servire solo per questo tipo di museo, giacché essi non possono contenere altro, dato che la disposizione degli oggetti di un museo contadino necessita di ampi spazi. Si dice da tempo che i “pezzi” ci sono; si tratta solo di collocarli e, se non ci sono, non dovrebbe essere difficile reperirli. Quindi, il piano terra dovrebbe servire solo per questo tipo di museo, senza lasciare spazio ad altre esposizioni.

Altro spazio, invece, si potrebbe recuperare nei piani superiori che, per la verità, è distribuito più ampiamente di quanto effettivamente necessita alle esigenze del personale: 1.000 metri quadri a piano per un Comune come Belcastro sono veramente esagerati, anche perché il personale è quello che è, cioè pochissime unità. Oggi la logistica degli uffici si avvale di componenti che occupano spazio il meno possibile; è sotto gli occhi di tutti, per chi entra in un qualsiasi ufficio (pubblico o privato), constatare che una stanza sia occupata da almeno due o tre scrivanie: questo perché si cerca di sfruttare il più possibile gli spazi, magari separandoli con pannelli, ovviamente adeguati ad un edificio storico. Pertanto, una ragionata ridistribuzione di questi spazi potrebbe liberarne altri sui quali creare un museo archeologico che, seppure modesto, costituirebbe sempre un’attrattiva turistica. So benissimo che per questo tipo di museo è meno facile reperire gli oggetti; ma alcuni di essi già ci sono: il pozzo del castello dovrebbe fare parte di questi oggetti. Gli stemmi nobiliari presenti in alcune case di Belcastro (abitate e/o diroccate); oltre a quelli che si vedono sul sito internet di Belcastroweb, vi è quello dato a don Stanizzi durante la ristrutturazione dei sedili di piazza S. Tommaso e murato nella chiesetta del castello; quello dell’Annunziata (che non so dove sia, ma so che è ben custodito) ed altri due (che non indico per evitare possibili asportazioni); alcuni mascheroni, pezzi di capitelli e colonne adoperati come pietre da muro. Vi è poi l’arco della casa dei Moraca che, opportunamente smontato e rimontato, potrebbe fare bella mostra anziché lasciarlo andare sempre di più in rovina (nello stesso caseggiato dovrebbe trovarsi anche un frantoio da collocare nel museo contadino). Lungo le strade vi sono, inoltre, spezzoni di colonne collocati impropriamente (un pezzo addirittura nei bagni pubblici!). Una volta creato il museo con gli oggetti già esistenti, si possono chiedere contributi per ampliarlo: monete o vasellame antico si possono acquistare in diversi cataloghi on line ed a costi bassi. Ma anche la creazione di un museo diocesano non è pura fantasia: gli oggetti ci sono già (e non sono pochi): tenere i paramenti sacri dei vescovi di Belcastro in armadi bui e al costante pericolo dei tarli è sempre peggio che non esporli all’ammirazione dei turisti. Si capirebbe senz’altro la preoccupazione della Chiesa per una donazione eventualmente mal gestita ma, con tutti gli accorgimenti di sicurezza di un museo, tali perplessità dovrebbero essere fugate: i paramenti  - che dovrebbero essere patrimonio della comunità -  sarebbero ben più al sicuro in un apposito locale a loro destinati. E, quindi, accanto al museo archeologico potrebbe stare molto bene anche quello diocesano: è  solo questione di buona volontà e collaborazione reciproca tra autorità civile e religiosa. Santa Severina docet!

Anche la creazione di una pinacoteca non è cosa difficile: in molti altri paesi sono state realizzate attraverso mostre, concorsi, manifestazioni, donazioni da parte di enti pubblici e privati, ecc., cioè a costo quasi zero!

Quindi anche a Belcastro si potrebbe creare una sala adibita a pinacoteca, anch’essa segno di attrazione per il visitatore; magari affittando, con una modica cifra ed opportunamente attrezzata contro gli eventuali furti, una delle tante case sfitte che affacciano sulla piazza principale del paese, in attesta che si acquisti la parte privata di palazzo Poerio.

Come si può vedere, queste idee che a prima vista sembrano fantasticherie, sono realizzabilissime: basta avere la buona volontà e l’impegno e, soprattutto, non essere indifferenti ed inerti di fronte a tali potenzialità turistiche.

Certo che, se a Belcastro occorrono anni e anni per fare una semplice pro loco (senza che ancora sia costituita!), le cose fin qui dette diventano pure e semplici utopie e la loro realizzazione richiederebbe veramente anni luce!

Quindi, penso che è tempo ormai di abbandonare gelosie, rancori e protagonismi infantili (che giovano a pochissime persone ma nuocciono al resto dell’intera comunità) ed unire le forze per un nuovo corso: perciò, se si vuole veramente aiutare Belcastro ed i belcastresi bisogna uscire dal manto dell’apatia e fare, come si suol dire, fatti e non parole! Motore sociale di questo nuovo corso dovrebbe essere l’Amministrazione comunale che seguirà all’attuale (che certamente ha imboccato tale strada) la quale non si dovrebbe limitare all’ordinaria amministrazione o a fare il “favoricchio” personale al parente, all’amico, al “galoppino” o al portatore di voti, ma incominciare a pensare ad amministrare in maniera nuova ed al passo con i tempi. Solo così le cose anzidette si possono attuare, diversamente si rimane ancora  indietro.

 

la pro loco

Tutti i paesi di un certo sviluppo socio-politico hanno la loro pro loco; ne sono privi ancora quei pochi dove (purtroppo bisogna dirlo) regna l’arretratezza politica, economica e soprattutto sociale.

La costituzione di una Pro loco, quindi, è ormai una necessità impellente cui l’Amministrazione di un Comune  - volente o non volente -  deve incoraggiare e fare attuare: presunzione, protagonismi, gelosie, «appartenenze» aprioristiche a questo o a quel gruppo “politico”, ecc. sono frutto di degrado mentale; con l’aggravante che, oltre all’inerzia del paese, ne farebbero le spese i giovani. Costituire una Pro loco significa renderli partecipi alla vita del loro paese ed in più essa è anche fonte di lavoro: oltre a far loro prendere parte attiva alle decisioni “politiche” su Belcastro (e quindi stimolarli), con la pro loco si possono elaborare progetti, chiedere contributi, finanziamenti per manifestazioni di ogni genere, promuovere sagre, feste e quant’altro.

E tutto ciò  - come si detto prima -  oltre a motivare la dinamicità giovanile anziché fiaccarla, crea sostegno al lavoro!

La fattibilità della pro loco, insomma, dovrebbe servire anche e soprattutto a creare il fervore sociale che a Belcastro, purtroppo, ancora manca.

Questo fervore si potrebbe manifestare con diverse attività.

Durante l’estate, per attirare i turisti dei villaggi balneari, si potrebbero organizzare manifestazioni estive di facile attuazione e a basso impegno economico, ma di grande richiamo, tipo sagre caratteristiche (si potrebbe pensare a quella dell’olio e di tutti i derivati, olive in salamoia, infornate, ecc.) ed in tal modo si pubblicizzerebbe anche un prodotto molto comune ai belcastresi: dal Villaggio del Turchese i turisti vanno fino a Petilia Policastro a comprare olio! E perché no a Belcastro che, oltre ad avere olio sopraffino, dista appena quindici minuti di macchina?  Altri richiami possono essere i cortei e le gare in costume (Internet offre molti tipi di gare o tornei medievali, alcune dei quali sono di facile realizzazione a costi irrilevanti: tiro con l’arco, con la lancia, duelli medievali oggi molto in voga, corse podistiche, gare di resistenza, di capacità, ecc. Molti paesi sono diventati noti a livello regionale e/o nazionale per manifestazioni di questo tipo. Inoltre, nel periodo natalizio, tutto il castello di Belcastro sarebbe la cornice ideale per un presepio vivente di grande richiamo. Durante il periodo pasquale quale luogo sarebbe più suggestivo del castello per una serie di manifestazioni quali il “Rimiro”, la Passione di Cristo, la Pijata (riveduta e accorciata da fare ogni anno, anziché ogni tanto). La ricostituzione delle “Congreghe” (a Belcastro ve ne erano ben sette!), oltre ad offrire materiale umano da “riciclare” nelle varie manifestazioni, con i loro costumi e rituali renderebbero più rappresentative e suggestive le manifestazioni religiose (anch’esse un tempo numerose!) che a loro volta, abbinate a sagre o rappresentazioni, oltre a richiamare più fedeli, attirerebbero anche più turisti.

Altre attività che la pro loco potrebbe organizzare sono i convegni, i concorsi di pittura  - che non costano quasi nulla ma servirebbero a dar vita alla pinacoteca -  tornei sportivi, ecc.

Ovviamente a tutte queste attività dovrebbero fare da contorno anche le strutture ricettive.  Andali, Cropani superiore, Sersale, Petronà e perfino Cerva sono attrezzati di agriturismi “funzionanti” che, durante l’estate, sono molto frequentati: a Belcastro si fanno solo per prendere i contributi! Ma se, oltre i contributi, si prendessero anche i guadagni dell’attività svolta da queste strutture, non sarebbe ancora meglio? e facendoli funzionare, non darebbero lavoro a qualche disoccupato? il macellaio non venderebbe più carne? il supermercato non venderebbe più prodotti? il panettiere non venderebbe più pane? Chi ci affibbiò l’appellativo di ciri stuarti fu certamente persona acuta e lungimirante osservatrice!

Ed anche qui la pro loco, unitamente all’amministrazione comunale, dovrebbe fare la sua parte. Una pro loco ben motivata, organizzata e amalgamata dovrebbe incentivare anche queste iniziative: oltre a fare, dovrebbe anche offrire idee, sostegno ed incoraggiare ogni sorta di iniziative, andando negli uffici, negli enti pubblici per vedere come fare, come ottenere contributi anche per iniziative di tale genere, ecc.

Concludendo, chi ostacola la nascita di una pro loco, oltre ad essere gretto mentalmente, è un nemico dello sviluppo del paese: su questo non ci sono dubbi, pensa solo a sé stesso e alla sua nefanda ambizione!

L’esistenza di una Pro loco avrebbe sicuramente evitato certe brutture di restauro o alcuni progetti completamente sballati!

Perciò, la costituzione di una pro loco effettivamente valida, dovrebbe essere il primo impegno della futura amministrazione; il ragionamento di “armiamoci e partite” dovrebbe tramutarsi in quello giusto: “armiamoci e partiamo!

 

 

il castello

 Lo “sfruttamento” dei castelli  - ormai rimasti in pochi nella regione -  è sempre stato un grande richiamo turistico.

Il castello di Belcastro, se si eccettua quello di Le Castella, è l’unico della zona. Per vederne un altro bisogna recarsi a Santa Severina che però è molto all’interno. Quello di Belcastro, come detto prima, è invece a ridosso dei numerosi villaggi turistici e ciò potrebbe costituire la grande opportunità per un “utilizzo” a fini turistici e culturali con manifestazioni di ogni genere, siano esse storiche, religiose, folcloristiche, ecc.

Ovviamente, l’utilizzazione efficace di beni architettonici richiede una progettazione mirata, impegno, organizzazione, competenze ed anche creatività, ma soprattutto volontà e tempo dedicato allo scopo. Ed ecco che ritorna di nuovo la necessità della Pro loco: la creazione di un gruppo, con l’esclusivo compito di dedicarsi allo sviluppo turistico in generale del paese e che, dopo averne individuato gli interventi e la tempistica, se ne occupi dall’inizio alla fine, attraverso idee, programmazioni, elaborazioni e realizzazioni di progetti. Cosa che, fra l’altro,  creerebbe anche lavoro per i molti disoccupati di Belcastro, costretti a “fare vasche”, da Caria alla Villa, per quasi tutto il giorno!

Ed anche qui, l’Amministrazione Comunale, soprattutto, dovrebbe fare il primo passo nell’incoraggiare e avviare iniziative associative. La gestione di un Comune e del suo territorio non può essere affidata a due o tre persone, perché  - come detto prima -  si limiterebbe a fare l’ordinaria amministrazione: occorre anche distribuire, o meglio, “creare” incarichi che, in maniera trasversale, “lavorino” insieme per il bene comune del paese, senza guardare a quale partito appartenga una determinata persona che, invece, potrebbe diventare un valido collaboratore; né altrettanto questa persona dovrebbe “boicottare” l’invito alla collaborazione perché si ritiene del “partito” contrario: essere partigiano ad occhi chiusi di questo o quel candidato, significa fare gli interessi di quest’ultimo e non quelli generali del paese. Perciò, specialmente i giovani, dovrebbero finalmente cambiare mentalità ed evitare le partigianerie che, ripeto, si ritorcerebbero inevitabilmente sempre contro loro stessi.

Solo cambiando questa “gabbia” mentale si potrebbe parlare di sviluppo del paese.

Perciò  - per ritornare al discorso iniziale -  lo sviluppo turistico è la sola via possibile e, soprattutto, la più economicamente redditizia per Belcastro che, in prospettiva, offrirebbe grandi possibilità.

Oggi, le varie amministrazioni governative (Unione Europea, Ministeri vari, Regioni e Province) incoraggiano molto questo tipo di sviluppo e i contributi messi a disposizione sono i più diversi e i più sostanziosi: con l’approvazione di progetti europei sono stati ricostruiti interi paesi “medievali” nel Lazio, Toscana, Umbria, Veneto, ecc.: per costatare ciò basta andare su Internet.

Quindi, il problema non è come reperire i fondi, ma la volontà di voler operare con determinati metodi e voler fare effettivamente le cose, senza aspettare che esse cadano dall’alto: quel tempo è finito da un pezzo!

Dicevo del castello di Belcastro, i cui restauri fatti finora non sono stati, in verità, eseguiti con cura e competenza: per dirne una, gli ingressi del mastio sono stati scambiati per finestre e viceversa, oltre l’abbattimento dei merli che è stata la cosa peggiore (vedi foto E-1) .

I restauri che si stanno facendo  - e gli altri che si andranno a fare nel tempo -  devono perciò essere “funzionali” non solo per la “messa in sicurezza” o concepiti come a se stanti, ma dovrebbero anche tener conto di futuri restauri di altre parti del castello, quindi preparatori di altri probabili restauri in altri luoghi di tutto il complesso castellare. In parole povere, se si restaura la torre del Biliardo e del muro del “Cuore”, tali restauri, oltre a rispettare una omogeneità globale, dovrebbero essere funzionalmente e temporalmente collegati fra di loro,  nel senso che sia il muro e sia la torre dovrebbero essere “funzionali” e preparatori di altri progetti, oltre ad essere immediatamente fruibili: il lavori sul Biliardo non devono essere a se stanti, ma la progettazione deve tenere conto che il restauro che si sta facendo dovrebbe essere preparatorio per un altro seguente, come ad esempio una probabile ricostruzione dell’entrata; il muro del “cuore” non dovrebbe essere consolidato e basta, ma il “cuore” vero e proprio restituito alla sua funzione di balcone (la scala si potrebbe creare in un secondo momento); se lo si lascia così com’è, sarebbe come un’opera incompiuta che non servirebbe a nulla, a meno che, in futuro non si riprenda il progetto e si ricostruisca il balcone, ma sarebbe uno sciupio di soldi che potrebbero essere impiegati per un altro punto del castello. Ciò consentirebbe al turista di “utilizzarli” salendovi sopra e godersi la struttura, il panorama circostante, insomma viverli, “sentirli” intorno a loro. Anziché essere semplicemente guardati da lontano, si deve quindi ricreare la funzione per la quale furono concepiti: il balcone fu costruito per affacciarsi sul paese e, quindi, deve offrire la stessa opportunità per la quale fu ideato: una cosa è ammirare una torre, un’altra è toccarla, entrarvi, salirvi sopra, calpestarla, essere quindi parte integrante di essa e goderla fisicamente, oltre che solo visivamente, perciò … viverla!

È stato restaurato il mastio del castello, ma è come se guardassimo una … foto: un’adeguata scala in pietra (un camminamento in ferro e legno, per altro, costerebbe molto di più) permetterebbe, invece, di entrarvi e “muoversi” al suo interno, dove altre strutture dovrebbero portare in alto fino alle sue mura e da qui poter ammirare un panorama immenso. Senza dover andare tanto lontano, il restauro del castello di Roccella Ionica (che era ridotto a veri e propri ruderi, tanto che un pastore vi teneva il suo ovile!) è finalizzato allo scopo di utilizzarlo e, quindi, viverlo; è stato quasi completamente “recuperato” (vedi foto alla fine di questo articolo: Esempi di restauro: castello di Roccella Ionica). Prima del suo restauro esistevano solo ruderi fatiscenti e completamente e cielo aperto (vedi foto di prima, a sinistra); adesso, con un ottimo restauro “restituivo”, sono stati completamente recuperati la dove è stato possibile e tutto il castello presenta perfino una perfetta copertura in tegole, la cui superficie è molto più estesa di quella del mastio di Belcastro che, ripeto, se eseguita, sarebbe pochissima cosa di fronte a quella del castello di Roccella che, prima era completamente impraticabile, adesso è luogo di richiamo e manifestazioni di una certa importanza nazionale e internazionale (la più famosa è il Festival Jazz). E allora perché non elaborare un adeguato progetto anche per la copertura del mastio? Perché non preparare un “progetto restituivo” per altre parti del castello come è stato fatto per Roccella? La torre di Pizzofalcone, sempre a Roccella, è stata quasi completamente ricostruita (vedi foto Esempi di restauro: castello di Roccella Ionica). Perché a Belcastro non si potrebbe “ricostruire” la merlatura del muro laterale alla chiesa (vedi foto A_4) o quella del muro a difesa del mastio (vedi foto E_4) o il suo percorso perimetrale (vedi foto G1_G3)?  In altri luoghi si costruisce e a Belcastro si demolisce!

Solo con progetti mirati ed appropriati si vive un’opera architettonica; diversamente la si può ammirare semplicemente da lontano: una cosa è ammirare il castello di Santa Severina dalla piazza, un’altra cosa è entrarvi dentro e guardare dai suoi spalti la piazza ed il territorio che lo circonda.

Oltre alla fruibilità del mastio, la stessa cosa vale per il “Biliardo”: il suo restauro dovrebbe permettere di salivi sopra, in modo da poterlo vivere e non di essere semplicemente guardato.

Per quanto riguarda il muro del “cuore”, originariamente, era un balcone ed in tale ottica dovrebbe essere restituito, in modo da essere un balcone accessibile su Belcastro! Esso fu ideato per affacciarsi sul paese e tale funzione dovrebbe rispettare il restauro. Lasciare la forma del cuore è semplicemente ridicolo e tecnicamente incompetente: solo riportandolo alla sua forma originaria significherebbe “restaurare” il muro, offrendo così anche un altro punto panoramico molto coinvolgente ed emozionante: questa forma di cuore non l’ha creata o voluta S. Tommaso: santi, santini, immaginazioni e credenze non c’entrano un bel nulla: sono soltanto il frutto dell’ignoranza!

 

L’ANNUNZIATA

L’importanza artistica di questa chiesa è l’altare, unico nel suo genere in tutto il Meridione e, quindi, il suo restauro dovrebbe essere degno della sua importanza. Come importante ritengo l’effettuazione di sondaggi non in uno ma nei vari punti di tutto il perimetro chiesastico, cioè l’area antistante l’abside che una volta era il pavimento della chiesa.

Bisognerebbe, inoltre, tenere conto della torre campanaria, anch’essa architettonicamente importante ed in quanto tale dovrebbe essere “vissuta” da chi la visita. Perciò, all’interno del campanile dovrebbe essere costruita una scala fino alla guglia, da dove, anche da lì, ammirare il panorama. Il solo guardare ce lo dobbiamo togliere dalla testa!

Solo così si creano per il turista tutte le possibili occasioni per farlo restare più a lungo, anziché offrirgli il risultato di un rapido sguardo e poi … via di corsa! Facendogli anche “vivere” il monumento restaurato servirà certamente a trattenerlo più a lungo.

 

Per quanto riguarda il restauro del castello, si è pensato di seguire “percorso” ideale che, partendo dal “Piano del Cristo” e attraverso l’arco della cattedrale, vi si giunge dall’entrata della via Grecia.

Le foto che seguono sono state disposte secondo questo itinerario e di alcune possono esserne colti i “suggerimenti” proposti, per la loro fattibilità anche in corso d’opera, considerata la minima spesa e modifica. Di altre, i suggerimenti rappresentano semplici idee, per il momento irrealizzabili ma che in un futuro, con progetti mirati di restauro “restituivo” (e non solo conservativo), potranno essere in parte realizzate, come è avvenuto in altre luoghi. La sequenza delle foto, quindi, ha cercato di ricreare anche l’ipotetico restauro globale di tutto il complesso del castello.

Inoltre, si è cercato di “trovare” degli spazi per gli spettatori non solo all’interno del cortile ma in tutto il perimetro castellare, giacché alcune manifestazioni popolari richiederebbero il loro svolgimento lungo tutto il perimetro, come ad esempio una corsa di cavalli o podistica, ecc. e, quindi, è ovvio che si debba tenere conto di un recupero totale del castello e non solo del mastio o del suo cortile.

Attualmente, l’unico spazio utilizzato è proprio il cortile del castello, che non dovrebbe più contenere spettatori, ma essere utilizzato soltanto per lo svolgimento delle manifestazioni. Infatti, uno spettacolo di un corteo storico, ad esempio, richiede grandi spazi, per cui  - allo stato attuale -  gli spettatori dovrebbero assistere soltanto in modo stipato e “arrangiato”, come è successo tempo fa con i “Mirabilia” e, quindi, anche pericolosamente. Perciò penso si debba tenere conto di questa necessità.

 

Il percorso turistico da noi ipotizzato, come detto prima, inizia dal Piano del Cristo, prosegue per l’ex cattedrale e si dirige verso l’entrata del castello soprastante la Via Grecia per, poi uscire dal “Biliardo”.

Durante questo tragitto virtuale cercheremo di suggerire alcuni restauri (piccolo e/o impegnativi) che renderebbero più gradevole il nostro percorso.

 

 

(Clicca su immagini per ingrandire)

A_1: IL BUCO (anzi, un quarto di buco!)

Questo piccolo restauro “restitutivo” riguarda il muro della cinta esterna del castello, ovvero sopra il garage costruito a suo tempo dall’arciprete Stanizzi. È un piccolo crollo, ma la sua riparazione eviterebbe ulteriori cedimenti e costituirebbe una “continuità” con il muro a fianco, ricostruito anch’esso da Don Andrea Stanizzi. Si eviterebbero così possibili pericoli per i passanti. Il costo sarebbe veramente insignificante: un sacchetto di cemento, un pò di sabbia e quattro pietre reperibili sul posto. A proposito della reperibilità del materiale, cioè le pietre, bisogna premettere che la cosa migliore sarebbe quella di reperirlo sul posto, cioè dai “muri” ormai cadenti e pericolanti delle vecchie chiese quali la Sanità e le numerose catapecchie.  Lo sfruttamento di queste “cave” gratuite offrirebbero materiale locale e soprattutto d’«epoca»  - che è non poca cosa -  ed allo stesso tempo eliminerebbero mura che ormai, in un certo senso, deturpano il nuovo ambiente creatosi intorno a loro.

A_2: L’ARCO

ARCO ATTUALE

ARCO RICOSTRUITO CON LA MERLATURA

Attraverso il cosiddetto “arco”, dagli alloggi del castello ci si immetteva direttamente alla cattedrale. Ancora oggi, la parte frontale del passaggio viene ricordata dagli anziani come la “casa del vescovo”, cosa che del resto è citata anche nelle relazioni vescovili di Belcastro. Però, il fatto che in nessuna delle relazioni  - che iniziano dal 1596 e che sono molto minuziose nelle loro descrizioni -  si parli di questo passaggio fa intendere chiaramente che esso preesisteva ancor prima di quella data e, quindi, si può dedurre la sua costruzione in epoca medievale. Nei grandi castelli, oltre all’usualità di costruirvi anche la chiesa madre, questo tratto di strada  - compresso fra le alte mura della chiesa e quelle della cinta -  costituiva una specie di budello difensivo che, in caso di assalto, comprimeva il transito delle truppe assalitrici privandole così di ogni movimento e, quindi, esposte al tiro degli assediati. È anche probabile che l’arco fungesse da separazione ai due accessi del castello: quello del Biliardo e quello della via Grecia. Conseguentemente, l’arco avendo anche una funzione militare era sicuramente merlato, come nella ricostruzione della foto in alto. Il ripristino dei  merli (oltre a ricostituire il passaggio originario) lo renderebbe molto suggestivo. Non essendo certamente previsto nel progetto di restauro, e tenuto conto della spesa molto limitata, si potrebbe chiedere benissimo una variante al progetto stesso.

A_3: IL SOFFITTO DELL'ARCO

 

A_4: LA MERLATURA

Il muro della foto a sinistra era sicuramente la prosecuzione della cinta del castello e, quindi, era anch’esso merlato e, quindi, un progetto restituivo si renderebbe necessario. La merlatura di questo muro, inoltre, renderebbero la vista della chiesa più consona ad una veduta medievale, oltre che più coinvolgente. La cosa che si può fare al presente è l’eliminazione del muretto di cemento in basso (foto a destra, freccia rossa) o quanto meno la sua copertura in calce colorata, ed il riempimento delle crepe in basso (frecce verdi), in modo da saldare il muro ai massi. Inutile dire che il lampione a colonna è una bruttura  e, quindi, dovrebbe essere sostituito da una lampione da muro.

 

 

La prima foto (B_1) ritrae l’entrata così com’è oggi. In origine, invece, l’accesso era delimitato dal muro di cinta del castello che, partendo dalla torre della Grecia, della quale si nota ancora il basamento quasi circolare  (seconda foto a destra, freccia rossa), si prolungava (stessa foto, frecce nere) fino alla casa di Agazio e poi, da quest’ultima, proseguiva fino all’altra torre che impropriamente chiamiamo Turra Mastra (torre maestra).

B_1: L’ENTRATA DI VIA GRECIA

 

B_2: LA TORRE DI VIA GRECIA

RIFACIMENTO STRADA DI ACCESSO CON MURETTO DI SICUREZZA ED ELIMINAZIONE MASSI

Nella foto è stata ricostruita anche la torre che, ovviamente, non può essere ricostruita; ma la continuazione del muretto (frecce verdi), anche sul tuttora esistente perimetro torriero sarebbe una cosa utile sia per la sicurezza dei visitatori sia perla veduta a sinistra evidenzia la necessità della costruzione di un muretto ad altezza d’uomo rivestito in pietra (prima freccia nera in basso), necessario per la sicurezza della strada. Il muretto, oltre a “disegnare” il percorso, eviterebbe eventuali cadute di pietre o terriccio sulla strada sottostante. Ovviamente i due lampioni dovrebbero essere ricollocati all’esterno del muretto per recuperare altro spazio che ci sarà utile, come vedremo di seguito. Inoltre, l’eliminazione dei massi (frecce rosse), la cui funzione oggi è inutile, creerebbe più spazio alla strada che, durante le manifestazioni, potrebbe essere utilizzata con comodità per processioni, corse podistiche intorno al castello o, addirittura, per corse di cavalli (tipo Palio, cortei, ecc.); lo spostamento dei lampioni o la ricollocazione sul muretto sarebbe necessario, oltre che per una questione estetica, soprattutto per la sicurezza delle manifestazioni (specie quelle di velocità) in quanto essi potrebbero rappresentare degli ostacoli. Questo tratto, dal lato superiore della strada potrebbe essere sistemato a finti gradoni (foto B_3 e B3.2), per offrire agli spettatori, un buon ed agevole numero di posti. Noi siamo convinti che le persone, durante la manifestazione non si devono accalcare solo nello spiazzo centrale del castello, ma sistemarsi equamente, su opportuni terrazzamenti, intorno la castello, del quale non deve rivivere solo il cortile, ma tutto il complesso.

un futuro progetto di un piccolo accenno ricostruttivo della torre. La spesa economica del muretto sarebbe pure modesta perché si tratterebbe di reperire pietre che si trovano in loco.

IL BASTIONE

Originariamente, lo spuntone di muro che si vede nella foto B_3 era una specie di bastione che collegava la torre della via Grecia al mastio (B_3.2). La chiesetta ad esso addossata, infatti, è posteriore. Tant’è che, se si fa ben attenzione, essa “taglia” in maniera molto brusca proprio la linea muraria che difendeva la parte più interna del castello. La costruzione originaria della chiesa (risalente al 1334), evidentemente, era in altro luogo o in posizione più arretrata rispetto all’attuale che, crollata anch’essa durante il terremoto del 1638, fu poi avanzata verso l’esterno, tagliando appunto la vecchia cinta muraria anch’essa crollata per il sisma.

Le foto in basso mostrano il recupero del “bastione” in due modalità (B_3.1 e B_3.2), di cui la prima (foto B_3.1) è la più fattibile. Le foto B_3.1 e B_3.2 mostrano due modalità di restauro: la prima (abbastanza fattibile) ricostruisce l’angolo murario (il cui interno dovrebbe essere eliminato da tutto il terriccio: vedi foto C_4 ) e parte del muro fino al mastio. La seconda, seppure non realizzabile, è una ricostruzione ideale del muro merlato originario fino al mastio. Nella foto B_3 è indicata la frantumazione dei massi e l’asportazione del terriccio (frecce gialle) caduti a causa del terremoto o creati dall’uomo come i blocchi di cemento, in primo piano(foto B_3.2). L’eliminazione di questo materiale risanerebbe questa parte importante di castello con una sistemazione dello spazio creato a terrazzamenti, creando così altri spazi per gli spettatoti, oltre che ad allargare l’attuale sentiero in una vera e propria strada adatta per processioni e/o altre manifestazioni.

Ferma restando l’eliminazione dei massi (indicati dalle frecce rosse), sarebbe anche opportuno asportare il terriccio (indicato dalle frecce gialle); oppure, sistemarlo a gradoni rinforzati, in modo da creare spazi per gli spettatori, come si è detto prima. Il collegamento di questo bastione alla torre centrale è dimostrato dai pochi resti murari, visibili tutt’ora, nella foto C_3, frecce rosse. Con un progetto futuro, occorrerebbe scavare opportunamente fino alle fondamenta dello spuntone ed eliminare tutto il materiale caduto, rinforzandolo con “punture” di cemento.

La cosa fattibile attualmente è l’eliminazione dei massi (frecce rosse) e magari una sistemata a gradoni del terriccio (frecce gialle).

B_4

Da lato ovest del bastione, sarebbe opportuno un piccolo intervento che ricolleghi la piccola parte crollata alla chiesetta, come nelle due  foto sottostante. Ovviamente anche qui bisognerebbe eliminare lo sterro sia per bonificare l’angolo sia per costruire spazio agli spettatori. Inoltre, sarebbe anche utile riparare la scaletta e la sua parte di parete esterna, come nella foto a destra.

 Le foto di questo gruppo riguardano l’accesso al mastio, difeso dal muro sottostante, ancora in gran parte esistente. La modifica di questo muro prevede due possibili soluzioni: la prima foto (C_1) ritrae il muro attuale; la seconda (C_2) e la terza (C_3) si riferiscono a due ipotesi di restauro. Quella fattibile è, ovviamente, la seconda, vale a dire l’allineamento verticale del muro d’entrata (C_2, frecce rosse). Naturalmente, dovrebbe essere rifatta anche la scala in pietra che immetteva al mastio (C_2). La seconda ipotesi (C_3) è una ricostruzione più completa della porta di entrata con la merlatura, vista dalla parte interna, com’era originariamente. La foto C_4 mostra l’entrata vista dal cortile. 

C_1

FOTO ATTUALE

C_2

RICOSTRUZIONE PARZIALE DEL MURO

C_3

C_4

ALTRA IPOTESI DI RICOSTRUZIONE VISTA DALL’INTERNO   

VEDUTA DAL CORTILE

Inoltre, nella foto C_3, in primo piano, vediamo chiaramente la continuazione del muro che congiungeva la torre della via Grecia al mastio (frecce rosse), della quale se ne è parlato anche nelle foto del gruppo B. L

C_5

La foto C_5 mostra il rifacimento dei gradini (da fare con le “basole”di scale e finestre esistenti nelle molte case disabitate e cadenti). Sullo sfondo si vede parte del muro (tre frecce nere, in alto) che congiungeva la torre della via Grecia con il mastio (foto B_3.2).

Il recupero della scala è necessario per un agevole accesso al mastio.

Le due frecce nere (centro della foto) indicano il materiale all’interno dello spuntone angolare, cadutovi durante il terremoto e, quindi, la sua eliminazione sarebbe più che necessaria.

Sarebbe anche opportuno collocare, almeno una copia, della magella del pozzo; quella originale dovrebbe essere collocata nel museo archeologico.

Proseguendo il “percorso” e rimanendo ancora nel cortile del castello, si notano i resti di un magazzino crollato (D_1), del quale esiste ancora una parte di volta.

D_1

FOTO ATTUALE

  Probabilmente era adibito a deposito o prigione (freccia rossa), perchè la parete di fondo è costituita in parte da un masso sporgente e, quindi, si può ipotizzare un locale non ad uso abitativo, ma probabilmente a deposito o, tutt’al più a prigione del castello. L’altezza non deve trarre in inganno perché l’attuale livello del suolo non è quello originario.

Il muro indicato con le due frecce nere (D_1) si congiungeva alla parte di tetto indicato con la freccia rossa che, di conseguenza costituiva una specie di terrazzino.

Il suo rifacimento parziale (foto D_2), con opportuni accorgimenti, potrebbe costituire (con il tetto rifatto e ricongiunto al muro con la freccia rossa) uno degli spazi occorrenti per gli spettatori durante gli spettacoli. La terza foto (D_3) rappresenta come, probabilmente era originariamente; ma è solo un’ipotetica ricostruzione

Le foto D_2 e D_3 indicano, la prima, come potrebbe essere recuperato in futuro il locale, sia per dare un’immagine più completa di com’era il cortile e sia perché il suo tetto potrebbe offrire più spazio per gli spettatori o utilizzato per scene inerenti le manifestazioni.

Inoltre, la terza freccia in alto della foto D_3 (parte colorata in marrone chiaro) fa vedere il camminamento intorno al mastio e del quale ne parleremo in seguito.

Dalla parte sinistra della stessa foto D_3 si nota il muro che dovrebbe collegare il “Biliardo” a quello del “Cuore”.

D_2

D_3

Le due foto indicano, la prima, come potrebbe essere recuperato in futuro il locale, sia per dare un’immagine più completa di com’era il cortile e sia per offrire più spazio per gli spettatori.

Inoltre, la terza freccia in alto della foto D_3 (parte colorata in marrone) fa vedere il camminamento intorno al mastio e del quale ne parleremo in seguito.

Dalla parte sinistra della stessa foto si nota il muro che dovrebbe collegare il “Biliardo” a quello del “Cuore”.

 

Le quattro foto che seguono riguardano il corpo centrale, cioè il mastio. La prima (E_1) è una vecchia foto di grande importanza dalla quale si possono trarre diverse testimonianze. Innanzi tutto mostra chiaramente che il mastio era merlato (cosa che nel restauro precedente, anziché recuperare i merli o parte di essi, sono stati quasi completamenti e ignorantemente mutilati!). Poi si nota che le finestre erano quadre e non a volta (come, invece, risultano essere oggi). Inoltre, sul lato destro (sempre della foto E_1) vi sono l’entrata della sala di ricevimento e quella del piano superiore (frecce gialle). Attualmente, la finestra da quadra è diventata a volta (con forte contrasto con quella originale in alto del lato nord); le due entrate sono sparite (foto E 2_3) ed il balcone di un tempo è diventata la nuova porta di accesso. Le due entrate furono chiuse con mattoni al tempo di don Stanizzi perché, come si vede, il loro crollo stava per far cadere anche la parte di muro soprastante e, l’entrata al castello fu  spostata  - sempre da don Stanizzi -  dove vi era il balcone. Il restauro che seguì (con molta oculatezza!) non se ne  rese conto e lasciò l’entrata creata dall’arciprete. Ma se gli addetti a quel restauro, anziché dare frettolosamente una mano di calce sui mattoni, si fossero documentati con un certo scrupolo e dovere professionale  - come in ogni restauro è previsto –  oggi avremmo un restauro giusto e appropriato, anziché farraginoso e privo di metodo restaurativi. Ci si augura che, con quello attuale, si possa riparare alle malefatte almeno la quadratura delle finestre e, soprattutto con il ripristino della merlatura. Inoltre, il primo restauro del mastio non previde la sua fruizione con la costruzione di una scala, ma è come appare al visitatore (E_2): bello, alto e svettante, ma… irraggiungibile! Si guarda ma non si tocca!

La foto E_1 è una testimonianza visiva di quanto abbiamo detto. Essa ritrae il mastio ed il cortile all’epoca in cui era parroco don Andrea Stanizzi, quando cioè non era stato fatto ancora alcun restauro. Vi erano i merli alcuni dei quali ancora integri (adesso minati!). Qualcuno, all’epoca, per giustificare lo scempio, disse che la Sovrintendenza aveva fatto notare che, l’architettura normanna non prevedeva torri merlate e, quindi, quelli che c’erano si dovevano abbattere. A mio parere, se la cosa rispondesse al vero la Sovrintendenza avrebbe detto una gran cavolata; ma siccome non fu così, la baggianata la disse questo qualcuno: il Meridione è disseminato di castelli normanni con merlature! Continuando ad esaminare la foto, si vede benissimo che, nella facciata in alto, la finestra era quadra (e non a volta). Più sotto (sempre in foto E_1) si vede un’altra apertura

E_1

E_2

 

 (attuale entrata) che, avendo la parte superiore a volta, può presumersi fosse un balcone. Le 2 frecce gialle indicano le due entrate ai piani del mastio: quella in basso, alla sala di ricevimento e quella più in alto alla sala da notte.

In primo piano (frecce verdi), il materiale di riporto fattovi portare da don Andrea per livellare tutto il cortile.

Tale materiale dovrebbe essere asportato e, con diversi sondaggi, potrebbe venire fuori qualcosa, dato che il terremoto del 1638 non diede modo di evacuarlo.

E_3

Il mastio è la parte più alta del paese e dal quale si potrebbe ammirare tutto il panorama; quindi, il suo interno (come pure quello del “Biliardo”) dovrebbe agevolmente essere raggiunto dai visitatori: non deve essere soltanto guardato da lontano, ma deve essere anche fruibile. La foto (E_3) mostra, in primo piano, la ricostruzione di una scalinata in pietra (materiale reperibilissimo in loco e, quindi, poco costoso) ringhierata in ferro antichizzato (e non di rami d’albero). Sarebbe più appropriato un muretto, almeno nella parte bassa (com’era originariamente) che, rispetto al legno, si conserverebbe nel tempo. Inoltre, occorrerebbe ripristinare il camminamento (vedi foto del gruppo G), del quale si è accennato nella foto D_3, la cui base è ancora presente per la sua maggior parte di tutto il suo percorso. In tal modo il visitatore avrebbe la possibilità di girarvi intorno e di una vista a 360 gradi. Esso potrebbe essere ringhierato intorno al mastio. Inutile dire che, se in pietra, ripristinerebbe quello originario.

La foto accanto mostra una “panoramica” ideale dal cortile

 

A sinistra si nota anche la ricostruzione della porta d’ingresso principale (freccia nera) della quale rimane un piccolo pezzo di muro dalla parte del “Biliardo” (freccia rossa). 

Naturalmente si tratta di una pura e semplice ricostruzione; ma se in un futuro prossimo si dovesse fare un progetto di “ricostruzione” e non “conservativo”  - cosa possibilissima -  il ripristino dell’entrata riporterebbe quasi allo stato originario l’ambiente del cortile e creerebbe un vero ambiente castellare. Quello che invece si può fare oggi è la ricostruzione della merlatura, oltre a quella del mastio, del grande muro (frecce gialle) che sovrasta il cortile del castello. Con il ripristino della merlatura di questo muro si potrebbe ricavare anche un grande spazio sicuro per gli spettatori durante le manifestazioni.

Le foto che seguono riguardano il restauro del cosiddetto muro del “Cuore”. Intanto c’è da fare osservare che il livello del cortile non era come quello attuale, ma di circa un metro più profondo e, dal lato della chiesa, era altrettanto più alto. Come si è detto, fu livellato dall’arciprete Stanizzi con materiale di riporto proveniente dalle ristrutturazioni delle case del paese, a quell’epoca in pieno boom edilizio (nella foto E_1 in primo piano sono visibili i cumuli di sterro).

La prima foto sottostante (F_1) ci mostra diverse cose sia sul livello del cortile sia sui piani delle abitazioni che si trovavano a ridosso della cinta muraria interna. Ai piedi del muro si nota una serie di buchi dentro i quali erano fissati le travi e ciò fa intendere che al di sotto di questi buchi vi era un pavimento in legno e, siccome quello al piano terra, all’epoca era pavimentato con malta, ciò ci induce che il livelli del piano terra non poteva essere al pari della prima serie di buchi ma molto al di sopra; quindi si presume un altro piano al di sotto dei primi buchi: almeno un seminterrato!. Poi, fra la prima serie di buchi e quella più in alto vi era un altro (probabilmente un mezzanino, molto diffuso all’epoca). Ancora più su, quello superiore, cui soprastava l’immancabile soffitta (chijancàtu). Il cosiddetto “Cuore” altro non era che un semplice balcone del piano superiore. La messa in sicurezza di questo muro dovrebbe iniziare dalla sua sinistra con un rialzo (indicato dalla freccia rossa nella foto F_2) a mezza altezza: attualmente, la mancanza del muretto protettivo costituisce un grave pericolo, specie per i ragazzi; oltre ad evitare probabili pericoli per le persone, costituirebbe anche una continuità perimetrale del muro stesso verso la sua sinistra.

F_1

F_2

F_3

UN CUORE RITORNATO… BALCONE SU BELCASTRO

 

Si è detto che il “cuore” in origine era un balcone che si affacciava sul paese sottostante e, precisamente, sui rioni S. Nicola, Castellaci e Fralemura. Pertanto, l’attuale progetto, oltre che di messa in sicurezza, potrebbe essere facilmente “restituivo” in modo da recuperare il balcone originario. Tale modifica non comporterebbe quasi alcuna spesa, se non quella irrisoria dell’impalcatura in ferro. In questo modo il balcone diventerebbe un punto di osservazione sul paese sottostante, cui si potrebbe accedere con una scaletta (in ferro o in pietra – per quest’ultima vedi foto F_4) di pochi gradini che, salendo dallo spiazzetto della statua di S. Tommaso, scende dalla parte opposta, dando così la possibilità di affacciarsi dal balcone, protetto con una grata esterna in ferro (freccia rossa)  - per tutta la sua altezza -  in modo da evitare eventuali pericoli (foto F_3). L’affaccio di questo balcone sul paese sottostante offrirebbe una veduta spettacolare e molto coinvolgente. I due sedili laterali (frecce blu), come in effetti ogni balcone dell’epoca aveva, offrono anche una veduta rilassante.

F_4 SCALA BALCONE E SCALA “BILIARDO”

Ricostruzione del muro del “Cuore” con scala in pietra e continuazione dello stesso muro fino al “Biliardo” con scaletta in ferro o in muratura.

Questa foto (e quelle seguenti) riguardano ancora un altro restauro del muro del “Cuore” con un muretto basso.

La foto mostra il muretto (freccia rossa) ad altezza d’uomo fino al “Biliardo”. L’entrata è regolata da un cancello (cosa opportuna), indicato con la freccia azzurra verticale, mentre le altre indicano:

-          Le due bianche in basso, la costruzione del deposito o carcere che abbiamo visto prima;

-          la freccia nera orizzontale indica un muretto di sostegno (che dovrebbe rinforzare quello sovrastante) perché ormai è privo di calce e quindi prossimo al crollo.

-          la freccia arancione obliqua e la parte arancione indicano il muretto intorno al camminamento del mastio che dovrebbe proteggerne il percorso (del quale se ne è parlato nel commento della foto E_3).

Le due foto sottostanti (F_7 ed F_8) ricostruiscono anch’esse il muro Cuore-Biliardo, al quale ultimo si accede con una scala in ferro o in pietra, com’era originariamente. Infatti, il tetto del Biliardo è ancora integro e non presenta alcuna apertura che conduce dall’interno al tetto, salvo buco tuttora esistente che  - data la sua ristrettezza -   probabilmente serviva da canna fumaria; di conseguenza l’accesso al tetto doveva essere necessariamente esterno, cioè tramite una scala.

MURO

CUORE-BILIARDO

MURO CUORE-BILIARDO

SCALA PER ACCESSO AL TETTO DEL “BILIARDO”

Quest’altra ipotesi di muro è stata elaborata solo per creare un maggiore senso dell’idea di castello. Infatti, ogni cortile di castello era sempre un ambiente chiuso e, quindi, la foto cerca di ricreare tale “atmosfera” ricostruttiva, anche se è solo una ricostruzione.

Le ultime tre foto riguardano il “Biliardo”, che era a difesa dell’entrata principale del castello.

F_10

F_11

F_12

Le due foto mostrano il Biliardo con la merlatura rifinita, il cancello e il muretto di sicurezza. A sinistra delle due foto è ricostruito uno spezzone di muro necessario come supporto per il cancello. Il muretto di sicurezza sarebbe molto utile per eventuali cortei, corse di cavalli, podistiche, ecc.: così com’è (foto F_10) si rischierebbe di cadere sotto. Vi è poi la necessità del cancello. Il castello, non essendo sorvegliato, è spesso oggetto di atti di vandalici (vedi rottura lampioni, fontanelle, ecc.), oltre il fatto che, presentando anche luoghi scoscesi, potrebbe costituire ugualmente pericolo. L’accesso, quindi (anche per preservare le autorità), dovrebbe essere salvaguardato. Occorrerebbe, perciò, costruire uno spezzone di muro (sinistra delle due foto) da servire come stipite per il cancello: dalla parte del Biliardo esiste già e basterebbe soltanto un restaurarlo un po’, in modo che il cancello sia centrale e non laterale.

Le foto del sottostante gruppo “G” riguardano la parte finale (o iniziale, a seconda da dove si entra) del “percorso”.

La prima foto (G_1) ritrae lo stato attuale del tratto di muro che, originariamente, partendo da sotto il mastio si congiungeva all’entrata (foto G_1, frecce rosse), mentre dalla parte interna del cortile (foto G_2, frecce rosse) si congiungeva al muro del locale che prima abbiamo chiamato “deposito” o “carcere” (vedi foto D_1 e D_2). Il recupero di questi tratti di muro (G_1 e G_2, segnati con le frecce rosse) è necessario in quando dà l’«impronta» visiva del percorso ideato e sarebbe il naturale  “continuum” dell’altro tratto di muro interno, oltre a creare altro spazio utile

G_1

G_2

G_3

La foto G_3  - oltre a far vedere (in alto) gli spezzoni di muro che costituivano il camminamento intorno al mastio (frecce rosa) e la copertura del muro di cemento (frecce nere) costruito all’epoca di Felice Grande e come dovrebbe oggi essere ricostruito (frecce rosse) -  indica anche la ricostruzione della parte iniziale del muro (adesso crollato) verso l’uscita (foto G_1), così come riportato nelle foto G_4 e G_5.

Tipo di camminamento intorno al mastio, in alternativa a quello in muratura.

 

Rinforzando il camminamento già esistente (frecce rosa) e ricostruendo i pochi tratti mancanti, con una “passerella” (foto in alto a sinistra) si potrebbe ripercorrere il percorso originario

 

   

G_4

COSTRUZIONE DEL PRIMO TRATTO DI MURO

COSTRUZIONE DEL SECONDO

TRATTO INTERNO DI MURO

La ricostruzione del muro, oltre a mettere in sicurezza i massi soprastanti, creerebbe altro spazio per il pubblico abbastanza ampio. In più eliminerebbe una visuale fatiscente e completerebbe il percorso da noi immaginato. Ma la cosa importante e utile sarebbe lo spazio creato per gli spettatori, dato che il cortile del castello  - come si è detto all’inizio -  dovrebbe essere utilizzato solo dagli attori delle manifestazioni che dovrebbero avere a disposizione quasi tutto lo spiazzo.

Oltre a cortei e manifestazioni di gruppi, si potrebbero tenere altre manifestazioni in costume che richiedono pochissima spesa, come gare individuali e di squadra di tiro con l’arco, tiro con la lancia, duelli medievali e tanti altri, i quali, per il loro svolgimento, abbisognano di  gran parte (se non quasi tutto) dello spazio del cortile. Creando, quindi, spazi sparsi al di sopra del cortile, gli spettatori sarebbero in massima sicurezza e tutto il cortile potrebbe essere utilizzato per le  manifestazioni. Creando spazi al di sopra del cortile, le corse di cavalli intorno al castello o le manifestazioni equestri o di abilità dentro il corsile non creerebbero alcun pericolo per gli spettatori, che si troverebbero ad una certa distanza ed altezza di manifestazioni pericolose.

 

Le tre foto che seguono riguardano il muro di cemento (G_6) costruito per sostenere la parte soprastante che, negli anni Sessanta, stava per crollare. Il taglio dei ferri sporgenti  - che rappresentano un pericolo -  e la sua copertura in pietra eliminerebbero la vista del cemento che, per i tempi odierni, rappresenta una vera e propria bruttura. Inoltre, le frecce rosse (G_6, G_7 e G_8) rappresentano con evidenza il percorso (anch’esso merlato) alla base del mastio: la funzione era l’ultima difesa esterna del mastio. Il ripristino di questo muro, quindi, non è una cosa inventata, ma da ricostruire in qualche modo, sia per la sicurezza dei visitatori sia perché offrirebbe al turista l’occasione di girare da una parte all’altra del mastio stesso e di ammirare il panorama da tutti i lati, senza scendere o salire da una parte all’altra.

G_6

G_7

G_8

 

ALCUNE FOTO DEL CASTELLO RICOSTRUITE

 

Com'è

Com'era

COME SI PRESENTAVA IL CASTELLO PRIMA DEL TERREMOTO

 

Per la Chiesa dell’Annunziata ci si augura che tutto il suo perimetro sia recintato da muri al fine di evitare l’accesso “selvaggio” e che anche la torre campanaria possa essere raggiunta fino alla guglia, da dove poter guardare il panorama sottostante. Inoltre, sondaggi sotto la pavimentazione dell’abside e dello spiazzo antistante, che un tempo era il suo pavimento, potrebbero rivelare … sorprese.

Il rosone frontale, per di evitare l’entrata di polvere durante le giornate ventose oppure essere dimora di “corpi estranei” (colombi e/o nidi), dovrebbe essere dotato di una chiusura in vetro; mentre nella nicchia soprastante farebbe certamente bella figura un mosaico dell’Annunciazione stile seicentesco (un tempo custodiva un affresco o bassorilievo). Ovviamente, dovrebbe essere un mosaico non nostrano, ma commissionato agli artisti del Vaticano. Per il suo finanziamento si dovrebbero adoperare i fedeli e la Parrocchia.

Inoltre, l’esterno dell’abside, al posto del prato, dovrebbe essere pavimentato con mattonelle di tufo nostrano (vi sono anche nelle nostre zone) e quadrangolare (cm 20 x 20), come si fabbricavano a quell’epoca e non di cotto normale, seppure antichizzato, di 20 x 30 o 30 x 40.

 

Con il tracciato di questo “percorso” turistico si è cercato di dare una piccolo idea di come si possa immaginare il castello di Belcastro e l’Annunziata; alcune vedute possono essere realizzate durante l’attuale restauro, per via della modica spesa (vedi foto: A1, A3,C1, C2, F2, F3 solo balcone,  ) con restauri restituitivi possono essere più o meno realizzate con future progettazioni; molte altre rimarranno “cartoline” per via dei vincoli che regolano i restauri.

Ciò non toglie che, per futuri progetti, non si debba tener conto di alcune delle idee fin qui esposte. L’importante che si tenga presente che ogni intervento non debba essere più conservativo ma restituivo, in modo che sia preparatorio a quello seguente e “realizzato” con in mente la globalità di tutto il perimetro del castello: con tale sequenza progettuale si risparmiano soldi e si esegue un’opera che può benissimo essere considerata parte della globalità castellare.

Per esprimere meglio tale concetto, prendo ad esempio il restauro del muro del “cuore”.

Personalmente sono dell’idea che tale restauro, per essere completo, non dovrebbe soltanto conservare l’attuale forma (cuore), ma dovrebbe essere ricondotta all’origine, cioè restituita a balcone, fruibile dai visitatori. Si può obiettare che i fondi non permettono la realizzazione completa di restauro in tal senso, perché la scala comporterebbe una spesa non prevista nel progetto. Bene. Allora si potrebbe restaurare il muro ed il “cuore” dando a quest’ultimo, però, la forma di balcone, come originariamente era. La scala si potrebbe aggiungere con un futuro progetto. Una volta attuata la cala con il futuro progetto, il balcone potrebbe offrire la sua funzione per la quale fu previsto e costruito. Il “cuore” così com’è a cosa servirebbe? A far vedere una forma caratteristica di un balcone crollato che somigli ad una specie di cuore? Essa potrebbe essere caratteristica, ma a cosa servirebbe? Ad essere … cartolina: guardata da lontano ma non toccata! Il balcone, oltre ad un restauro appropriato, servirebbe a farvi salire le persone e renderle, così, partecipi della funzione per la quale fu creato; quindi, a svolgere nuovamente, dopo secoli, la sua funzione, tornando a rivivere e non ad essere una vaga forma di cuore … tipo cartolina!

Un grazie sentito a chi ha avuto la grande pazienza di aver guardato tutto ciò.

 

ESEMPI DI RESTAURO RESTITUTIVO NEL CASTELLO DI CIVITA SUPERIORE (CB)

CASTELLO LORITELLO DI CIVITA

RICOSTRUZIONE DI MURO CON INGRESSIE FINESTRE

CASTELLO LORITELLO DI CIVITA

RICOSTRUZIONE DI SCALA E FINESTRA

Il castello prima del restauro, privo di tetti e delle parti ricostruite a seguito del restauro, tutt’ora in corso

La parte centrale del castello quando era ancora un ovile!

 

La chiesa del castello prima del restauro

 

Il RESTAURO DELCASTELLO DI ROCCELLA

La foto a destra mostra la posa dei tetti (frecce nere), la cui superficie corrisponde al triplo di quella del mastio di Belcastro. La freccia azzurra indica la ricostruzione di un muro ancora in fase di restauro; mentre la freccia verde mostra la ricostruzione della strada di accesso, prima inesistente. Le frecce rosse fanno vedere la costruzione di un muro che immette al castello, cosa che si dovrebbe fare anche per quello di Belcastro dal lato della via Grecia. In tal modo si amplierebbe anche la larghezza della strada, al posto dell’attuale sentiero.

 

ALTRA VEDUTA DEI TETTI E RESTAURO CAMPANILE DELLE CHIESA

 

ALCUNI INTERNI RESTAURATI

Balcone ricostruito

 

La freccia rossa indica la ricostruzione laterale del balcone con mattoni pieni odierni: il loro colore è offuscato per il rimpicciolimento della foto stessa.

Le frecce azzurre dimostrano l’uso delle finestre quadrangolari, come quelle del mastio di Belcastro.

ALTRI RESTAURI IN CORSO NEL CASTELLO DI ROCCELLA

Facciata quasi  come … in origine: le frecce rosse indicano la ricostruzione dei lati delle finestre del piano superiore con mattoni pieni odierni.

In basso a sinistra (freccia nera) si notano i ponteggi per il rifacimento della volta.

Ma, soprattutto, di fronte, spicca una scala non “conservativa”, ma totalmente nuova!

CAMMINAMENTO SOTTO LA TORRE DI PIZZOFALCONE

Analogo camminamento si potrebbe adottare per quello alla base del mastio di Belcastro

 

21 MAGGIO 2007

Raffaele Piccolo

Contatore visite

 

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