S. Cataldo o Sinagoga degli Ebrei
Questa chiesa, come dice chiaramente il nome, fu
il tempio della colonia ebrea, abbastanza numerosa a Belcastro.
Gli ebrei, secondo diverse testimonianze, vennero
in Calabria sin dall’epoca romana, come afferma O. Dito, facendo riferimento ad
un passo di Strabone.
Nelle nostre zone si trovavano certamente prima
dell’anno 1000, come si rileva da alcuni documenti risalenti a quell’epoca.
Infatti, in una bolla apocrifa del papa Eugenio III, diretta a Luca vescovo di
Isola C. R. e datata 30 luglio 1149, ma coeva all’anno di riferimento, è
menzionata la chiesa di s. Giovanni ubicata nella parte superiore dei “palacii
de Iudeis”.
A Santa Severina esisteva il quartiere della “Iudea”, adiacente quello della
“Grecìa”; ciò fa pensare ad una loro presenza anteriore al periodo bizantino.
A Belcastro esiste tuttora la via Grecìa, ma non
vi è la “Iudea” o “Iudecca” - come veniva chiamato generalmente il
quartiere giudaico - anche se è accertato che vi fu; certamente esistevano
nel 1149, giacché Belcastro e Santa Severina, dopo Crotone, erano i due centri
più importanti dell’epoca e, quindi, offrivano più possibilità economiche
rispetto a Isola C. R..
Non sappiamo però con precisione quando si
stabilirono a Belcastro, che fu - secondo il Fiore - uno dei primi
centri calabresi dove essi si stanziarono.
Comunque, un’ondata massiccia di immigrati ebrei
in Calabria si verificò con l’avvento al Regno di Sicilia dell’imperatore Enrico
VI di Svevia (1191),
padre di Federico II, e di questa immigrazione ne riferisce anche il Fiore che
così scrive: “vennero quelli [gli ebrei] la prima volta circa il mille e
duecento,
ed abitarono Corogliano, da dove poi allargati si stabilirono in Cosenza,
Belcastro, Taverna Montana,
Simmari, Tropea, Crotone, Squillace, Reggio; singolarmente in Catanzaro et in sì
gran numero che bastarono a popolare contrade intiere”.
Era usuale che, in un centro abitato, il quartiere
degli ebrei fosse separato dagli altri e, generalmente, sorgesse proprio vicino
a quello dei “greci” che ormai costituivano una minoranza, come il caso di Santa
Severina. Perciò, il quartiere ebreo di Belcastro doveva essere vicino la via
Grecìa o, meglio ancora, attiguo ad essa.
Non siamo in grado, però, di localizzare la chiesa
di s. Cataldo che nell’Elenco del Fragale è anche detta “ex sinagoga
degli ebrei”. Nulla ci vieta però di ipotizzare una sua ubicazione, tenendo
ovviamente presente alcuni particolari fondati sulla struttura edilizia del
paese. Sappiamo che la chiesa della Madonna greca era quasi al centro
della via Grecìa, la quale non si estendeva in tutta la sua attuale lunghezza,
ma i suoi limiti erano determinati a nord dall’asperità rocciosa del colle sul
quale sorgeva l’abbazia di s. Michele e a sud pressappoco dove attualmente la
strada si incrocia con il vicolo di via Murate che immette verso la vecchia
abitazione di Aurelia Brescia. Il quartiere giudaico, quindi doveva occupare
necessariamente lo spazio che va da questo vicolo all’inizio della via Murate,
cioè vicino la casa dei Moraca. Conseguentemente la sua sinagoga doveva trovarsi
entro tale limite.
Come i “greci”, anche gli ebrei, riuniti nel loro
“ghetto”, costituivano una comunità a parte, regolata da propri ordinamenti che
rispecchiavano le loro tradizioni e, quindi diverse da quelli cristiani, come
l’osservanza del sabato, la celebrazione della Pasqua in maniera diversa
da quella cattolica, una istruzione propria, spesso impartita nella sinagoga.
Questa diversità e separazione delle due comunità
da quella locale non deve far pensare che sia i greci sia gli ebrei fossero dei
segregati, ma godevano di attività preminenti sia in campo economico sia in
quello commerciale e anzi furono anche favoriti dalle case regnanti, malgrado
l’istintiva ostilità dei Cristiani che di tanto in tanto si verificava con atti
di violenza, originata più che da motivi religiosi da quelli economici per via
dell’esosa pratica dell’usura o del monopolio delle industrie più redditizie che
essi detenevano, come la produzione e il commercio della seta, della carta, la
pratica della tintoria, e così via.
Gli ebrei dimorarono a Belcastro per lungo tempo,
tanto che la Taxatio o Cedula subventionis del 1276 riporta anche
la comunità ebraica di Belcastro.
Nel 1510 gli ebrei furono espulsi da tutte le
parti del Regno, quindi anche da Belcastro, e dobbiamo supporre che la sinagoga
fu trasformata in chiesa dedicata a s. Cataldo, come risulta nell’Elenco
del Fragale”.
Ma la chiesa non dovette avere vita lunga perché
il suo nome non figura in nessuna relazione vescovile, per cui dobbiamo supporne
la sua chiusura al culto e l’utilizzazione come abitazione civile o demolita per
fare posto ad altre costruzioni.
8 gennaio 2004 |